mercoledì 4 marzo 2015

Svizzera, Liechtenstein, Monaco: è tempo di voluntary disclosure



Dopo gli accordi della scorsa settimana con Svizzera e Liechtenstein, anche Monaco capitola all’offensiva italiana contro il segreto bancario e i paradisi fiscali. È stato infatti firmato anche con il Principato un accordo basato sul modello OCSE di Tax Information Exchange Agreement che consente, dopo la ratifica dei rispettivi Parlamenti, lo scambio di informazioni su richiesta in merito a capitali detenuti irregolarmente all’estero.

Con la firma, gli ormai ex-paradisi fiscali d’Europa come Svizzera, Liechtenstein e Monaco escono dalla black list ai fini della voluntary disclosure, cosa che permetterà agli italiani che detengono patrimoni oltre confine illegalmente di accedere alla procedura di regolarizzazione, beneficiando delle condizioni più favorevoli previste dalla legge.

Diversamente dalle modalità di rientro dei capitali applicate negli anni passati, la voluntary disclosure prevede un approccio analitico basato sul pagamento delle intere somme dovute, anche se con sanzioni ridotte, distanziandosi dalla natura premiale tipo “condono” prevista dal precedente scudo fiscale.

Scegliendo di fare voluntary disclosure, il contribuente italiano ha tempo infatti fino a fine settembre 2015 per denunciare all’Agenzia delle Entrate, in modo analitico, i patrimoni e le attività finanziarie detenute illegalmente all’estero insieme a tutte le informazioni necessarie legate ai periodi in cui non sono state corrisposte le relative imposte. Il contribuente dovrà poi pagare tutte le imposte (in massimo tre rate) sottratte finora al Fisco e le sanzioni in misura ridotta.

Per i cosiddetti conti pocket, ossia quelli inferiori ai 2 milioni di euro annui, verrà invece applicato un criterio forfettario calcolando un rendimento finanziario del 5% sul valore complessivo del patrimonio a cui sarà poi applicata una tassazione con aliquota del 27%.

In aggiunta al versamento delle imposte dovute, dovranno poi essere versate le relative sanzioni (per omessa dichiarazione e per violazione degli obblighi di monitoraggio fiscale) e gli interessi maturati.

Per le attività in Paesi black list bisognerà versare il 5% dal 2004 al 2007 e il 6% dal 2008 al 2013; per i paesi che hanno firmato l'accordo (Svizzera, Liechtenstein e Monaco) le sanzioni si riducono al 3% per tutti gli anni; infine per i paesi in white list le sanzioni si applicano solo a partire dal 2009.

Il 2015 sarà quindi l’anno del rientro dei capitali in Italia? Il Governo ovviamente spera di sì, pregustando il consistente gettito fiscale che ne deriverebbe, ma rimangono tuttavia ancora degli aspetti da chiarire. In primis ci sono dubbi sull’effettiva applicabilità delle norme, cosa per cui si aspetta la diffusione di una circolare operativa da parte dell’Agenzia delle Entrate

A questo si aggiungono poi incertezze in merito alla punibilità e all’autoriciclaggio, aspetti che stanno generando preoccupazione da parte dei professionisti del settore e che stanno per ora frenando l’avvio della procedura di rientro da parte dei cittadini interessati.

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