giovedì 14 agosto 2014

La “guerra del gas” e il suo prezzo potenziale

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Quello che è accaduto in Ucraina, con l'annessione della Crimea alla Federazione Russa ha notevolmente destabilizzato i rapporti diplomatici tra UE e Russia.

Giusto poche settimane fa l'Unione Europea ha deciso di proseguire sulla strada delle sanzioni verso il paese governato da Vladimir Putin.

Tuttavia non tutti condividono questa posizione, infatti i politici ungheresi, slovacchi e cechi si sono schierati contro le sanzioni della UE alla Russia per la crisi ucraina.

Le motivazioni di questo “schieramento” sono facilmente collegabili ad interessi economici. Si pensi che la Russia, come riportato Bloomber Businessweek, ha prestato ben 10 miliardi di euro (a tassi inferiori di quelli di mercato) a scadenza trentennale all'Ungheria per la costruzione di due reattori nucleari senza contare l'annuncio di apertura di una linea di credito da parte di Sberbank di 1,2 miliardi di dollari con la Slovenske Elecktrame.

Per contro Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania invocano sanzioni sempre più severe e rifiutano il capitale proveniente dalla Federazione Russa.

E l'Italia? Il nostro paese ha preso una posizione più defilata, nella speranza che vi sia una rapida ed indolore soluzione a questa crisi.

Il belpaese ha forti legami commerciali ed economici con la nazione guidata da Putin e una possibile rottura dei rapporti tra UE e Russia rischia di danneggiarlo notevolmente.

Notizia di questi giorni è la decisione da parte dell'Unione di sospendere il South Stream fino alla risoluzione della crisi ucraina. Tuttavia già da tempo la UE aveva mostrato una certa perplessità sul progetto in quando secondo Bruxelles questo violerebbe le disposizioni del Terzo Pacchetto Energetico Europeo (emanato nel 2009), dove si indica che il fornitore dell'energia deve essere diverso dal distributore.

South Stream è un progetto di realizzazione, ideato da Eni e Gazprom nel 2007, di un gasdotto in grado di bypassare l'Ucraina e rifornire il vecchio continente di gas.

Una delle motivazioni legate alla nascita di questo progetto è stato il verificarsi di contrasti tra Russia ed Ucraina riguardo il costo delle forniture del gas.

I paesi coinvolti in questo progetto risultano essere Turchia, Austria, Grecia, Ungheria (che ha interrotto i lavori il mese scorso a causa della crisi ucraina), Slovenia, Serbia ed ovviamente Italia, che hanno stretto accordi bilaterali con il Cremlino.

Differentemente dalla Bulgaria, che su pressione UE ha sospeso i lavori, l'Ungheria ha dichiarato apertamente che il progetto andrà avanti senza interruzioni definendo chiaramente una mancanza di allineamento tra i paesi UE coinvolti.

Per contrastare l'egemonia russa sul rifornimento del gas Bruxelles ha prima sostenuto progetti di approvvigionamento alternativi, come il Nabucco, poi naufragato, ed il più recente TAP che prevede il trasporto di gas proveniente dal Mar Caspio e Medio Oriente, coinvolgendo Albania, Grecia ed Italia. Tuttavia la portata di quest'ultimo gasdotto non sembra essere sufficiente per garantire una fornitura adeguata da rappresentare una alternativa al South Stream.

Uno dei paesi che avrebbero le maggiori ripercussioni di un blocco economico commerciale tra UE e Russia è sicuramente l'Italia, che oltre al progetto South Stream, ha un fitto sistema di relazioni economiche con la Russia, essendo dopo la Germania, il suo secondo partner commerciale europeo.

Si pensi che nel 2011 il volume d'affari tra Italia e Russia era di circa 27 miliardi di euro.

Esempi dell'importanza di queste relazioni, oltre ai progetti di ENI e Gazprom, sono le join venture Case-NewHolland-Kamaz ed Iveco-OboronService.

La stessa Fiat ha aperto un impianto di assemblaggio a Naberežnye Čelny e Marazzi un centro di produzione a Stupino.

Anche la Russia ha investito nel belpaese, come dimostra l'acquisizione di Eurallumina da parte di RusAl, oppure Russkij Standard che ha preso possesso di Fratelli Gancia.

Una chiusura nei rapporti tra Russia ed UE potrebbe quindi costare molto cara all'Italia ed a diversi paesi aderenti all'Unione, saremo pronti nel caso ciò dovesse avvenire?