La risposta è stata più
tempestiva che mai. Nei giorni scorsi i mercati azionari hanno sofferto una
grande contrazione, e la reazione delle istituzioni apre a delle riflessioni
più ampie sull’andamento economico della Cina.
La banca centrale cinese
ha tagliato il proprio benchmark dei tassi d’interesse sui prestiti ad un
minimo storico, e ha diminuito la riserva minima obbligatoria per alcuni
istituiti dopo che il mercato azionario è crollato e dopo la forte vendita sui
bond governativi.
Questa è la quarta
contrazione da novembre 2014, e il tasso di interesse ad un anno sarà ridotto
di 25 punti base a 4,85%, come è stato dichiarato dalla People’s Bank of China
sul proprio sito nella giornata di sabato. Il tasso di interesse annuale sui
depositi si ridurrà di 25 punti base a 2%, mentre l’indicatore del rapporto di
liquidità minima richiesta sarà tagliato di 50 punti base, effetto che
riguarderà ad esempio due tra le banche più grandi come la City Commercial Bank
e la Rural Commercial Bank.
Tale alleggerimento segue
la più grande contrazione, sulla base di due settimane, nel mercato azionario
dal lontano dicembre 1996. Nel quadro macroeconomico, mentre la produzione
industriale e le vendite retail si sono stabilizzate nel mese di maggio, gli
investimenti hanno proseguito la strada del rallentamento, segnale di una
debolezza della spesa pubblica nelle infrastrutture che le alte cariche cinesi
stanno dimostrando.
“La banca centrale non
vuole il panico causato dai movimenti del mercato azionario”, ha dichiarato
Shen Jianguang, economista presso Mizunho Securities Asia Ltd. In Hong Kong.
“Questo poterebbe ad una instabilità finanziaria”.
Il premier Li Keqiang ha
dichiarato un target di crescita di circa 7% nel 2015, il quale sarebbe il più
basso su base annuale dal 1990.
Questa repentina manovra
si aggiunge ad una ondata globale di easing monetario. Sud Korea e Nuova
Zelanda sono tra gli ultimi ad aver diminuito i propri tassi di interesse, a
causa dell’andamento economico Cinese e altre dinamiche domestiche che
proiettano i paesi verso scenari con ulteriori stimoli.
L’indice Shanghai
Composite ha subito una contrazione di ben 7,4% nella giornata di venerdì,
proseguendo un forte declino che si mantiene dal 12 giugno, segnando quello che
i mercati definiscono “bear market”.
“Ulteriori crolli al
ritmo visto negli ultimi giorni avrebbe forzato gli operatori ad un altro round
di forte vendita, portando i mercati all’instabilità”, ha dichiarato Lu Ting,
capo economista presso Huatai Securities Co. “Ne consegue che evitare il panico
nei mercati finanziari e proteggere la confidenza nel mercato è parte delle
considerazioni alla base della manovra”.
Il governo cinese ha
aumentato progressivamente gli sforzi per prevenire forti depressioni
economiche, intervenendo sulla dimensione del proprio debito pubblico, offrendo
ai governi locali finanziamenti più convenienti per alleviare il problema del
funding.
I governi locali hanno in
programma di emettere circa $451 miliardi di debito quest’anno, aggiungendo
liquidità nell’economia. Il confronto su queste manovre con gli economisti
evidenzia un forte timore di essere di fronte ad una bolla economica nel
perimetro cinese, e la tempestività degli interventi delle istituzioni segnala
grandissima attenzione per evitare di entrare in un periodo di panico sui
mercati e di instabilità finanziaria ed economica.