Note. Ne arrivano tante e alte da Cupertino a far vibrare il
mercato musicale. Apple durante il WWDC dello scorso 8 giugno ha annunciato
infatti che scenderà nell’arena dello streaming, dominio di Spotify, con la sua
“Beat Music”. Dopo aver rivoluzionato solo pochi anni fa l’intero mondo della
distribuzione musicale con iTunes, Apple rilancia in un segmento chiave del suo
ecosistema: la musica.
Nemmeno il tempo di annunciarlo che in meno di 48 ore dal
lancio il Financial Times riporta di un indagine dell’antitrust a stelle e
strisce, voluta dai procuratori generali degli stati di New York e Connecticut,
volta ad accertare se nei rapporti tra il colosso high-tech e le etichette
discografiche vi siano alterazioni volte a far ottenere ad Apple vantaggi competitivi
rispetto ai concorrenti, Spotify in primis.
La notizia è diventata ufficiale con una lettera che la
Universal Music ha inviato al procuratore Schneiderman con l’intenzione di
collaborare appieno nelle indagini sicuri che “con le informazioni ricevute, i
procuratori non vorranno più condurre ulteriori indagini su Universal” e la
conferma del portavoce del procuratore generale di New York, Matt Mittenthal di
un’indagine in corso sui servizi di streaming musicale.
Apple dovrebbe preoccuparsi? No, o forse si, se si pensa che
le firme in calce all’indagine sono degli stessi procuratori che stanno
valutando la validità degli accordi tra Apple e le case editrici sul prezzo
degli eBook, già costata alla casa californiana un patteggiamento e una multa
da 450 milioni di dollari.
Apple ha preferito non commentare la notizia per non
rovinare l’esordio sul mercato internazionale di Apple Music previsto per il prossimo
30 giugno ma le premesse fanno intravedere un eco fortissimo per questa
vicenda.
Nel frattempo Spotify ha annunciato proprio oggi di aver
raggiunto 75 milioni di utenti attivi, di cui 20 a pagamento con un incremento
su base annua del 100%. Nella nota, l’azienda specifica come dal lancio abbia
prodotto più di tre miliardi di dollari per l’industria musicale e registra un
nuovo round di finanziamenti per 526 milioni, con una raccolta ben oltre le
attese e una valutazione attuale di 8,4 miliardi di dollari.
Sebbene il Financial Times sottolinei come questo modello di
business porti alle case discografiche la maggior parte (il 70%) del fatturato
sono numeri importanti, numeri che fanno gola a tanti. Anche ad Apple.
La sfida è lanciata, e la sensazione è che Apple e Spotify
non saranno gli unici a giocarla. Entreranno sicuramente YouTube e Amazon e
forse anche altri.
Non resta che mettersi le cuffie e restare in ascolto.
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