Il fenomeno delle fusioni ed acquisizioni è storicamente
sotto i riflettori per percepire l’andamento dei servizi finanziari da un lato
e dell’economia reale dall’altro. Analisti, economisti e professori universitari
si confrontano da anni nell’interpretare questo fenomeno, sia per prevedere gli
effetti sui cicli economici sia per comprendere le cause degli andamenti,
anch’essi ciclici, dell’attività.
I servizi legati all’ M&A attraggono enormi quantità monetarie
e rappresentano strumenti strategici per la competizione in un determinato
settore. L’alternativa alla crescita organica di una società, che si esprime in
investimenti interni volti ad implementare le risorse presenti, è quella di
acquisire le competenze esternamente, coinvolgendo un processo spesso complesso
di integrazione con quanto l’assetto societario in essere.
Le fusioni ed acquisizioni divengono ancor più strategiche
se si pensa alle holding che detengono grosse fette di un determinato settore,
poiché è possibile spostare notevolmente gli equilibri del quadro competitivo
del mercato.
Quello che particolarmente cattura l’attenzione è quando
M&A si manifesta ad ondate ben definite. Alcune cause di questi picchi
possono essere associate alle diverse fasi dei cicli economici di un settore. Evidenze
storiche mostrano come alcuni settori alternino fasi di “fermento”, con
l’ingresso di nuovi entranti e con basse barriere d’ingresso, a fasi di
“consolidamento”, dove la concentrazione dei player del settore porta ad avere
alcune posizioni dominanti. Dunque, dopo il mescolamento iniziale di nuove
società e di competenze, si entra nella fase di maggior maturità del settore,
ed è qui che entra in gioco il ruolo strategico di M&A.
Nell’attuale situazione economica e di mercato, ci troviamo
esattamente in un picco record di fusioni ed acquisizioni. Come riposta il Sole
24Ore: “E' il record storico: 243 miliardi di dollari in appena un mese nei
soli Stati Uniti, poco meno del Pil annuo di un'economia come l'Irlanda. La
febbre da fusioni e acquisizioni (M&A, merger and acquisitions) non è mai
stata così alta. E non solo negli States, dove la transazione kolossal di
Charter Communications per Time Warner Cable e Bright House nei sistemi tv e
internet via cavo ha alzato la mareggiata di tante altre operazioni, ma un po'
in tutto il mondo, Italia compresa. Perché sono così di moda fusioni e
acquisizioni? Perché c'è un sacco di liquidità in giro e le aziende si possono
indebitare allegramente a tassi risibili, pari alla metà di quelli del 2007. Ma
anche perché se l'economia reale non corre, la strada più semplice per crescere
(e per far crescere i bonus dei top manager) sono le operazioni per linee
esterne”.
Quali sono le possibili conseguenze che ci aspettano? Chiediamolo
alla storia: “il massimo mensile segnato prima di quello del mese scorso risale
al maggio 2007 (226 miliardi di dollari): quindi pochi mesi prima della lunga
caduta che avrebbe portato Wall Street a dimezzare gli indici. E il record
precedente? Gennaio 2000: 213 miliardi di dollari di M&A nel bel mezzo
della bolla internet, che sarebbe esplosa anche in questo caso pochi mesi dopo,
facendo rotolare nella polvere l'allora mitico Nasdaq”.
Non arriviamo a conclusioni affrettate. I fattori in gioco
sono davvero molti e il come si intersecano rende il quadro complesso da
decifrare. Alcuni aspetti che entrano in gioco e potrebbero decidere uno
scenario diverso rispetto a quelli appena visti riguardano il mezzo di
pagamento nei processi di M&A (tramite azioni, contanti, …), il ruolo della
FED e la ripresa dei tassi di interesse e il quantitative easing europeo.
Ciononostante, il primo campanello d’allarme sembra suonare.
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