giovedì 30 aprile 2015

Istat: in calo la fiducia di consumatori e imprese

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Secondo quanto reso noto dall’Istat questa mattina, torna a calare ad aprile la fiducia dei consumatori e delle imprese. L'indice composito del clima di fiducia dei consumatori diminuisce ad aprile a 108,2 da 110,7 del mese precedente. Anche l'indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane mostra un calo a 102,1 da 103 di marzo.

Milano Finanza riporta chesono in diminuzione tutti gli indici delle componenti del clima di fiducia dei consumatori: in particolare quello economico, che passa a 134,4 da 144,1; quello personale a 98,9 da 99,7; quello corrente a 101,3 da 102,2 e quello futuro a 118,6 da 123,6. Peggiorano anche i giudizi dei consumatori sull'attuale situazione economica del Paese (a -62 da -57 il saldo) e le attese sull'economia (a 10 da 22)”.

Più positivo invece il clima di fiducia del settore manifatturiero che passa a 104,1 da 103,7, il livello più elevato da giugno 2011, e del commercio al dettaglio a 105,9 da 103, anche qui il massimo da dicembre 2010. Segnali più negativi arrivano invece dalle imprese di costruzione (a 113,3 da 116) e dei servizi di mercato (a 104,4 da 108,1).

Come evidenzia Repubblica “nelle imprese manifatturiere migliorano lievemente i giudizi sugli ordini (a -10 da -11 i saldi) ma le attese di produzione rimangono stabili (a 10), così come il saldo dei giudizi sulle scorte di magazzino (a 3). Nelle costruzioni peggiorano sia i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (a -38 da -36), sia le attese sull'occupazione (a -12 da -11). Nelle imprese dei servizi peggiorano le attese sugli ordini e sull'andamento generale dell'economia (a 2 da 4 e a 8 da 17, i rispettivi saldi); sono, invece, stabili a 2 i giudizi sul livello degli ordini. Nel commercio al dettaglio migliorano i giudizi sulle vendite correnti (a 3 da -5), mentre peggiorano le attese sulle vendite future (a 26 da 28); in decumulo sono giudicate le giacenze di magazzino (a 4 da 7).

L’Eurozona non mostra segnali più positivi: secondo quanto comunicato dalla Commissione Europea la fiducia di business e consumatori nell'economia è scesa ad aprile da 103,9 di marzo a 103,7. In particolare l'industria passa da -2,9 a -3,2, i servizi salgono da 6,1 a 6,7, i consumatori da -3,7 a -4,6, il commercio al dettaglio è stabile a -0,8, le costruzioni da -24,2 a -25,6.

martedì 28 aprile 2015

Dalla Francia: “aprire le frontiere ai migranti”

L’ennesima tragedia avvenuta nel mediterraneo ha acceso nuovamente il confronto a livello europeo su come debba essere gestita la questione dei flussi migratori dal nord Africa alle coste europee meridionali.

Spicca la voce di alcuni ricercatori universitari francesi, che indicano l’unica soluzione attuabile dal loro punto di vista per risolvere definitivamente il problema: aprire le frontiere e liberalizzare il flusso di persone. Come spiega F. Gemenne “Liberalizzare gli ingressi in Europa permetterebbe di eliminare altre tragedie in mare”. L’opinione è più profonda di quanto sembri al primo impatto. Il ricercatore, all’interno di un team di esperti universitari, ha analizzato per diversi anni i flussi migratori dal Messico al Nord America e in Asia tra Cina e Giappone. L’argomentazione alla base è che non c’è alcun rimedio politico-sociale per evitare che questi flussi si mantengano nel tempo. Senza essere in grado di “bloccarli” efficientemente, l’unica soluzione sembra essere quindi quella di aprire le frontiere. I ricercatori dimostrano che secondo alcuni studi effettuati tra India e Nepal, l’apertura e la liberalizzazione dei flussi non provocano un aumento dei migranti, bensì solamente una migliore circolazione delle persone.

Il secondo motivo di rilevo che supporta la soluzione proposta dagli intellettuali francesi, è quella che una regolamentazione degli accessi comporterebbe un miglioramento della situazione economica del paese. I ricercatori sostengono precisamente che il nuovo flusso di “capitale umano” andrebbe ad occupare posizioni lavorative che altrimenti rimarrebbero scoperte. Tale aspetto è stato fortemente criticato poiché la necessità di ulteriore “domanda” di lavoro sembrerebbe invece non giovare ad economie particolarmente in sofferenza come quelle nell’Europa meridionale. Al contrario i dati mostrano come sia carente l’”offerta” di lavoro, sia per profili specializzati sia per quelli meno formati professionalmente. Quindi possiamo riassumere che l’effetto di un incremento della domanda di lavoro potrebbe avere effetti quantomeno contrastanti, data l’attuale situazione economica europea.

L’apertura dei confini sembra per certi versi più una provocazione, dopo che Bruxelles sembra aver deciso di convogliare energie e fondi per risolvere il problema definitivamente. A proposito di risorse di capitali, F. Gemenne sostiene come la regolamentazione degli accessi potrebbe essere gestita anche con dei visti a pagamento temporanei, cosa che permetterebbe ai paesi di assicurarsi ulteriori entrate.

Il problema però sembra essere strutturale, nel senso che la decisione di come gestire gli accessi dovrebbe essere presa in modo consapevole valutando la struttura ed il tessuto economico dei paesi. Senza un network organizzato che riesca ad inserire efficacemente le nuove risorse, un flusso regolamentato o meno di migranti rischia di creare preoccupazione per tutti i temi di delinquenza e povertà presenti.

E’ stata però ben accettata la proposta fatta dai ricercatori francesi, sia vista come seria sia come provocazione. Il dialogo e il confronto in queste situazioni sono quanto più importanti, perché il tema non venga gestito come singoli paesi ma invece in modo unitario, come unione Europea.

venerdì 24 aprile 2015

Protezionismo Made in Canada

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Al fine di combattere la disoccupazione interna Ottawa ha deciso di limitare a quattro anni il permesso di soggiorno ai lavoratori stranieri che già si trovano nel paese a nord degli Stati Uniti mentre, per chi arriverà in futuro, questo avrà la durata di due anni.

In aggiunta, una volta scaduto il permesso di soggiorno, le persone sopracitate non potranno tornare nel paese per quattro anni.

Lo scopo di questa riforma è quello di dimezzare il numero di immigrati nell'arco di tre anni.

L'effetto di questo processo è sicuramente rilevante per un paese che ogni anno accoglie duecento mila lavoratori stranieri, provenienti soprattutto dal Sud Est Asiatico e dall'America Centrale.

I settori più colpiti sono quelli legati al lavoro non qualificato, quali quello alberghiero, edile e della ristorazione.

In particolare la riforma è rivolta alle imprese che hanno più di dieci dipendenti provenienti dall'estero e per loro è stato fissato un limite al numero complessivo di lavoratori immigrati per il 20% nel 2015 e 10% per il 2016.

Inoltre le stesse aziende dovranno dimostrare di non essere riuscite ad assumere un canadese prima.

Nelle regioni che hanno un tasso di disoccupazione superiore al 6% è previsto un limite ancora più stringente. Infatti in regioni con questa caratteristica è stato vietato di assumere lavoratori stranieri con contratti temporanei nel settore aberghiero, della ristorazione e commercio al dettaglio.

Chi non rispetterà le nuove norme si troverà a pagare multe salate se non addirittura la sospensione.

Non tutti però credono che la manovra possa essere realmente efficace. Come Simon Gaudreault, economista locale che ha sottolineato che l'80% degli affiliati del paese ha difficoltà a trovare manodopera non qualificata.

Inoltre a breve comincerà la stagione della pesca, settore nel quale è prevista la perdita di circa un quarto dei lavoratori stranieri regolarmente assunti.

Storicamente il protezionismo non ha mai portato grandi benefici, neanche se il soggetto in questione non sono merci ma bensì il lavoro.

Anzi spesso è stato un palliativo per tamponare momentaneamente situazioni economiche complicate.

Nascondere la polvere sotto il tappeto la rende solo non visibile.

martedì 21 aprile 2015

Cina: la via della seta nel 2015

Il presidente cinese Xi Jinping ha siglato un accordo con il Pakistan garantendo un investimento di circa $46bn.

Il focus dell’ultimo investimento cinese è quello di costruire un corridoio Cina-Pakistan (China-Pakistan Economic Corridor, CPEC) composto da un network di strade, autostrade e ferrovie tra i due paesi che sono alleati storici. La dimensione di tale operazione coprirà un’area di oltre 3.000km da Gwadar in Pakistan fino alla regione occidentale della Cina Cinjiang.

La strategicità del progetto risiede nel fatto che la Cina avrà in questo modo l’accesso diretto all’oceano indiano e oltre. Tale operazione segna un nuovo passo avanti nel presidio cinese in Asia centrale e meridionale, e garantisce il primato rispetto all’ammontare complessivo degli investimenti fin’ora erogati in Pakistan dagli Stati Uniti.

“Il Pakistan, per la Cina, è di estrema importanza. Questo progetto dovrà essere un grande successo”, riporta Reuters le parole di M. H. Sayed, presidente del comitato della difesa del governo pakistano. Il Pakistan, dal lato suo, ha la speranza che l’investimento di tale dimensione gioverà all’economia locale e garantirà una maggiore rilevanza del governo nelle decisioni economiche in Asia. Il primo ministro pakistano, Nawaz Sharif ha dichiarato che i rapporti con la Cina sono rimasti solidi e robusti, nonostante i vari cambiamenti politici e i diversi sviluppi regionali nelle ultime quattro generazioni.

La Cina dunque ha in programma di versare $46bn nell’economia pakistana, un ammontare di circa tre volte il totale degli investimenti stranieri arrivati in Pakistan dal 2008. In molti pensano che tale progetto si collochi perfettamente sulla base della necessità cinese di aumentare il controllo delle rotte marittime, così come l’approccio economico di Mr. Sharif racchiuso in “thinking big”.

Ma non mancano i dubbi circa la capacità del Pakistan di assorbire l’investimento estero, data i molteplici problemi interni che persistono riguardanti la volatilità politica e la corruzione pubblica. Ulteriori preoccupazioni sono sorte circa la presenza di gruppi radicali islamici che possano rallentare il progetto proprio nella regione dove la via della seta partirà.

“Cina e Pakistan hanno bisogno di allinearsi sul tema della sicurezza al fine di rafforzare la cooperazione”, ha dichiarato Mr. Xi domenica 19 aprile.

All’interno di questa operazione, il governo cinese e le banche verseranno capitali alle società private cinesi che investiranno a loro volta in progetti commerciali correlati allo sviluppo del network. Il Pakistan spera dunque che il progetto possa proiettare il paese in un nuovo polo economico asiatico. Diventa caldo il tema di come reagirà l’India rispetto allo sviluppo economico pianificato, essendo vicino strategico del Pakistan e che seguirà l’operazione da con estrema attenzione. Il primo ministro indiano, Narendra Modi sarà in Cina per un viaggio diplomatico nel prossimo mese.

venerdì 17 aprile 2015

Grexit or NonGrexit questo è il dilemma.

 

La giornata odierna è stata caratterizzata dalle tensioni relative al destinono di Atene. Le trattative in corso non producono gli effeti sperati. La Grecia di Syriza non riesce a offrire un piano che soddisfi le esigenze dei creditori, pubblici e privati. Il rendimento sul titolo greco a due anni ha superato oggi il 26 per cento, lo stesso livello raggiunto in passato ma in condizioni completamente diverse: non erano in piedi né il public sector purchase programme né l'outright putchase progrmme della Bce e, soprattutto, non c'era alla guida di Atene un partito chiaramente orientato ad evitare ulteriori sacrifici in nome della moneta unica. Ed é proprio per questi motivi che oggi la situazione è particolarmente critica. Atene ha finito i soldi. Come dichiato dal proprio ministro dell'economia, Atene "ha due miliardi di cassa" poi... il baratro. L'evento più tragico nella storia della unione monetaria, che potrebbe minare l'esistenza dell'UNIONE STESSA e che finora é sempre stato evitato il extremis, potrebbe avverarsi: un paese potrebbe uscire dell'euro. Tali timori si sono riflessi nelle tensioni viste oggi sui mercati finanziari. Non solo i titoli greci, ma anche quelli degli altri paesi periferici hanno segnato un rialzo dei rendimenti, segnale che un possibile contaggio viene sempre tenuto in conto dai mercati. Le borse hanno segnato una flessione in tutto il vecchio continente mentre il rendimento sul bund tedesco, bene rifucio per eccellenza nell area dell euro, é stato trattato ormai intorno allo zero sulla scadenza decennale. Ma sarebbe davvero così drammatica l'uscita della grecia dall'euro? Anche in questo caso ci sono alcune considerazioni che rendono diversa la situazione attuale dal passato. Il richio più grande, che é stato evitato nelle precedenti occasioni, era quello di un'uscita cosidetta "disordinata", un salto nel buio. Oggi, a 6 anni dalla prima avvisaglia sui rischi dell'economia greca, la situazione é ben diversa. Tutti hanno studiato un piano : i policy makers, gli operatori, i politici, la grecia stessa. Tutti sono pronti, almeno tericamente. E tutti hanno stimato gli effetti e i costi che una tale decisione potrebbe avere sul futuro dell'unione. Sarebbe così catastrofico? Segnerebbe la fine dell'euro, dall'Unione europea, della bce. Non lo so. Ma se Atene non trova i soldi per far fronte alle scadenze che avrà nelle prossime settimane (2,8 miliardi di titoli a breve termine e 760 milioni di prestiti al FMI solo nella prima metà di maggio), temo che lo scopriremmo presto. Non si può sempre rimandare all'infinito il pagamento dei proprio debiti. Prima o poi bisognerà farlo, ma questo non vale per tutti i paesi?

mercoledì 15 aprile 2015

Nokia e Alcatel Lucent: accordo di fusione

La finlandese Nokia e la francese Alcatel-Lucent hanno annunciato di aver firmato un accordo di fusione per quasi 16 miliardi di dollari, che prenderà la forma di un'offerta pubblica di scambio. Secondo le dichiarazioni rilasciate alla stampa, gli azionisti di Alcatel riceveranno 0.55 azioni di Nokia (prezzo circa 4.12 euro) per ognuna delle azioni che possiedono.

A seguito dell’annuncio è stata opposta la reazione sul mercato dei due titoli: è stato registrato un rialzo nel caso di Nokia, un tracollo per Alcatel-Lucent. L'azienda finlandese ha comunque sottolineato che i termini dello scambio rappresentano una valorizzazione del titolo del gruppo francese del 34% rispetto alla media degli ultimi tre mesi.

La società che risulterà da questa operazione manterrà il nome Nokia, avrà base in Finlandia e sarà guidata dall’attuale management con Rajeev Suri come amministratore delegato e Risto Siilasmaa alla presidenza. Gli azionisti di Alcatel avranno il 33,5% del controllo, mentre il restante 66,5% sarà di Nokia. Quest'accordo è il più grande del settore dal 1999, anno in cui Lucent Technologies acquistò Ascend Communications per circa 21 miliardi di dollari ed è comparabile anche all'operazione che portò alla creazione dell'attuale Alcatel nel 2006 (acquisto di Lucent per poco più di 13 miliardi di dollari).

L’operazione porterà alla creazione di una delle più grandi società produttrici di infrastrutture wireless del mondo, quasi alla pari con Ericsson e Huawei Technologies. L'accordo consentirà inoltre a Nokia di rafforzare la sua posizione in Cina, un mercato con 1,3 miliardi di potenziali contratti wireless, e di instaurare rapporti commerciali con le big americane delle telecomunicazioni, Verizon e AT&T.

Sulla base dei risultati dell’anno scorso, il nuovo colosso presenta un giro d'affari del valore di circa 26 miliardi di euro, con un margine operativo di 10 miliardi e utile netto di 1,13 miliardi (Nokia ha generato profitti per 1,17 miliardi mentre Alcatel-Lucent ha chiuso in rosso per 34 milioni).

La fusione potrebbe avere effetti benefici per le controparti, entrambe reduci da due dolorose ristrutturazioni, che hanno visto per tutte e due la cessione della divisione che produceva telefoni cellulari. Inoltre Alcatel-Lucent esce da un piano di taglio dei costi che ha portato a 10 mila licenziamenti e a dismissioni per 600 milioni di euro. Una fusione consentirebbe alle due aziende, ora concentrate sul mercato delle reti per la comunicazione, di reggere meglio la concorrenza di Ericsson e Huawei.

Come riporta la Repubblica, in particolare, “la posizione di spicco di Alcatel nelle infrastrutture di rete 4G e Lte consentirebbe a Nokia di competere in maniera più aggressiva con l'arcirivale svedese. Fondamentale sarà il via libera del governo francese, che considera Alcatel-Lucent una compagnia strategica e non tollererebbe il taglio di posti in patria, soprattutto nella filiera della ricerca.”

martedì 14 aprile 2015

Il mercato azionario ha gli occhi a mandorla

Il continuo gonfiarsi dei prezzi delle azioni quotate ad Hong Kong ha proiettato la piazza azionaria come la più grande al mondo, con un valore impressionante di $44bn. La “Asian Bourse” è oggi il punto di riferimento, distaccando in modo significativo i principali player mondiali.

Due terzi dell’apprezzamento di questo mese dei titoli quotati è generato da volumi massivi di trading, che partendo dalla Cina sono atterrati nel territorio, che negli ultimi anni si è affermato come una delle principali hub finanziarie asiatiche.

I recenti dati sulla crescita dell’economia cinese non hanno influenzano il mercato azionario, che permane quindi con indole “Bullish” (in forte crescita prevista). Tra i vari fattori, gli operatori finanziari stanno sfruttando una favorevole situazione di bassi tassi di interesse circa le quantità di moneta da poter prendere a prestito. La notizia sulle previsioni di crescita in Cina hanno comunque avuto un eco mondiale. La banca mondiale ha emesso un rapporto dove ha tagliato le previsioni di crescita nei paesi asiatici, principalmente a causa del rallentamento dell’economia cinese e del super dollaro che viaggia costantemente a valori massimi. Il report indica come “la Cina, dopo un incremento del 7,4% registrato nel 2014, dovrebbe fermarsi al +7,1% quest'anno, meno del 7,2% previsto nell'ultimo report di ottobre scorso. Il pil dei paesi in via di sviluppo dell'Est Asiatico e del Pacifico dovrebbe aumentare nel 2015 del 6,7%, contro il 7,1% previsto ad aprile e il 6,9% previsto ad ottobre 2014”.

La discrepanza tra i prezzi delle società quotate nella piazza di Shanghai e i quella di Hong Kong hanno dato carburante al rally, innalzando enormemente il volume degli scambi.

L’attuale valutazione della “Hong Kong Bourse” ha scalzato i principali player dal primato. CME Group, operatore americano, è stato per lungo tempo il più grande gruppo mondiale con una capitalizzazione di circa $31bn. La piazza asiatica ha inoltre sorpassato gruppi come International Exchange, operatore che detiene la famigerata New York Stock Exchange con una capitalizzazione di $25bn, e la società The London Stock Exchange Group valutata circa $13bn.

L’incremento delle attività ha innalzato le aspettative di performance del gruppo “Hong Kong Bourse”, e l’indice Hang Seng è attualmente a +12% dall’inizio del mese, senza dare alcun segno di rallentamento. Recentemente l’operatore di Hong Kong aveva comunicato di aver aperto una nuova divisione che riflettesse la crescente importanza del business cinese.

L’indice benchmark di Hong Kong ha superato, lunedì 13 aprile, la soglia di 28.000 punti base per la prima volta dal lontano 2007. In quel periodo, la crescita economica cinese era in doppia cifra colpendo oltre il 14% su base annua. Differentemente, nella scorsa settimana è stato pubblicato il dato ufficiale della crescita dell’economia cinese del 2014, stabile a circa 7%.

Se lo sgonfiarsi dei mercati azionari americani portasse nuovo carburante diretto alle piazze asiatiche, non dovremo sorprenderci in futuro di ulteriori incrementi di performance e leadership dei gruppi della terra del sol levante.

lunedì 13 aprile 2015

mytaxi: il gruppo Mercedes vuole i taxi milanesi

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Parte oggi a Milano la sfida del gruppo Mercedes a Uber. La casa tedesca già attiva in Italia con Smart nell'innovativo servizio di car sharing "Car2Go", vorrebbe far dire addio non solo alla contestatissima app ma anche alle care vecchie centrali radiotaxi e spera di utilizzare il volano di Expo e Salone del Mobile per massimizzare la diffusione della sua "mytaxi".

L'Italia, come ci racconta Quattroruote è il settimo mercato di lancio per mytaxi, nata ad Amburgo nel 2009 e inglobata in "moovel" (il contenitore Daimler della attività smart-automotive) lo scorso settembre. Milano si aggiunge ad un'altra quarantina di città in sei diversi Paesi (Stati Uniti, Polonia, Austria, Germania, Svizzera, Spagna) e può vantare già oltre 45 mila taxisti attivi.

Per capirne meglio il funzionamento, ci affidiamo a Quattroruote: "mytaxi, disponibile gratuitamente per smartphone iOS e Android (Windows Phone arriverà in un secondo momento), permette di richiedere il taxi più vicino, geolocalizzando la posizione del passeggero: una volta individuato, il cliente può visualizzare dettagli della vettura (inclusi targa, modello d'auto, foto del conducente) e controllarne l'avvicinamento sulla mappa. Sul lato tassista, l'app individua il cliente e lo conduce a destinazione per il prelievo. Per il pagamento fa fede il tassametro, come in un normalissimo viaggio: il cliente può pagare via carta di credito (preregistrata al momento dell'iscrizione), ma se necessario è sempre possibile ricorrere al contante (ad esempio quando il segnale Internet è disturbato o assente). In futuro, inoltre, è previsto il supporto per PayPal. Non manca un indispensabile sistema di valutazione, da 1 a 5 “stelline” e attivo su entrambi i fronti: il cliente valuta il servizio ricevuto, ma lo stesso può fare il tassista, segnalando eventuali comportamenti scorretti. Ad esempio, in caso di molteplici prenotazioni andate a vuoto è previsto un "ban" dall'app."

La grande differenza di mytaxi rispetto a Uber l'ha rimarcata Covilli: “Lavoriamo solo con tassisti con licenza, rispettando tutte le regole e non riteniamo che quelle esistenti debbano essere cambiate, siamo l'alternativa reale, legale, che permette ai tassisti di far parte di un sistema di chiamata in continua crescita”. Con questa scelta il Gruppo Daimler si schiera con i tassisti, da due anni ferocemente in guerra con Uber prevedendo anche condizioni agevolate per l'acquisto di mezzi e dei corsi ad hoc senza (almeno per ora) alcun vincolo relativamente a canoni, esclusive, costi fissi, tasse annuali o penali per il recesso.

La campagna acquisti mytaxi è già iniziata, sui 4.500 taxi attivi nella città di Milano, mytaxi si vanta di averne già attivati circa 200, sopratutto tra gli indipendenti non affiliati a cooperative. D'appeal l'offerta per conquistarli, con commissioni azzerate fino al 30 settembre 2015 e anche il "roaming" per gli utenti stranieri che potranno utilizzare il servizio anche nel capoluogo lombardo.

Incentivanti anche i rewards pensati per gli early adopters di mytaxi: fino al 17 maggio corse a metà prezzo e un "Referral Program" che garantirà un voucher di 15 euro per ogni amico presentato al presentatore e 10 al nuovo arrivato.

Milano dovrebbe essere solo l'inizio per mytaxi, come è stato per Car2Go è probabile che il gruppo tedesco miri nel breve ad espandere il servizio anche in altre città italiane. Certamente avere alle spalle un budget degno di un gruppo come  Daimler renderà la sfida con Uber accesa e accattivante.

venerdì 10 aprile 2015

Amazon si lancia nel mercato dei servizi

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Il più famoso portale di commercio elettronico svolta e si butta nel mercato dei servizi per la casa, nasce Amazon Home Service.

In un mondo dove l'e-commerce diventa sempre più importante a discapito dei processi di acquisto tradizionali il colosso americano ha recentemente aperto un nuovo portale che permette l'acquisto di più di 700 diversi tipi di servizi, tra cui aiuti per l'assemblaggio di mobili, lezioni per imparare a suonare strumenti musicali, prestazioni idrauliche, meccaniche, di giardinaggio ed elettronica (come la riparazione di pc)

Il funzionamento è molto simile al portale classico dedicato ai prodotti tradizionali.

Gli utenti possono cercare il servizio di cui necessitano, confrontare le differenti offerte e, dopo l'acquisto e la fruizione del servizio, recensire la prestazione per i futuri clienti.

Il pagamento avverrà alla fine del servizio richiesto. Inoltre Amazon assicura che nel caso il cliente non fosse soddisfatto al termine della prestazione questo verrà rimborsato del prezzo pagato.

Per il momento il progetto è attivo solamente per i residenti negli Stati Uniti.

In particolare possono usufruire di Amazon Home Service coloro che abitano nelle città di Los Angeles, Miami, San Francisco, New York, Houston, Seattle, Chicago, Washington DC, Philadelphia, Boston, Dallas, Atlanta, Phoenix, San Diego, San Jose, Portland, Minneapolis , Detroit, Baltimora, Denver, Riverside, Tampa, Orlando, Austin, Sacramento, Pittsburgh, Nashville, Cincinnati, Charlotte, e St. Louis.

Non si sa ancora se e quando il portale allargherà l'area di offerta ad altri paesi ma una cosa è certa: è in atto una rivoluzione nel mondo dell'e-commerce.

Resta da vedere se  i consumatori sposteranno le loro abitudini come è successo per le merci oppure se preferiranno affidarsi a professionisti ancora tramite i canali tradizionali.

mercoledì 8 aprile 2015

Il disgelo a Cuba inizia da Airbnb

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Airbnb, il celebre portale che permette di soggiornare a casa di locali in 190 paesi e più di 30.000 città nel mondo, ha annunciato pochi giorni fa che sarà possibile prenotare e affittare casa a Cuba. Con questa azione Airbnb si qualifica come una delle prime compagnie americane a sbarcare a Cuba dopo la notizia della distensione dei rapporti diplomatici tra i due paesi data a dicembre dal presidente americano Barack Obama e da quello cubano Raul Castro.

La rivoluzione cubana inizia quindi dal turismo e punta a rilanciare l’economia dell’isola, facendo aprire le sue porte a nuovi flussi di persone e denaro. Per il momento il servizio di home sharing a L’Avana sarà accessibile solo per i turisti americani a partire da primavera; per tutti gli altri viaggiatori si dovrà attendere ancora qualche mese, in attesa di ottenere nuovi permessi dal governo.

Per entrare a Cuba, Airbnb ha dovuto superare non solo l’embargo ma anche barriere legate allo sviluppo di un modello di business digitale in un paese ancora arretrato dal punto di vista tecnologico: in particolare, Airbnb si è dovuta scontrare con una limitata accessibilità ad Internet da parte della popolazione locale e con una scarsa disponibilità di opzioni di pagamento virtuali. Visti questi vincoli, la compagnia di home sharing partirà con cautela: per ora saranno disponibili circa 1000 proprietà in affitto, concentrate quasi tutte a L’Avana. Le hanno scovate una ad una gli emissari di Airbnb che nei mesi scorsi hanno incontrato i proprietari degli alloggi, molti dei quali davano già in affitto le loro stanze ai turisti, ma senza un approccio strutturato come quello proposto dall’azienda americana.

L’elenco delle dimore disponibili sarà veramente variegato, da stanze in case molto umili a sistemazioni in ville coloniali, il tutto sempre sotto i 50 dollari a notte. Come riporta la Repubblica, la mossa di Airbnb non è casuale, ma è guidata dalla crescita della domanda di alloggio a Cuba registrato dal suo motore di ricerca da quando è stato annunciato l’inizio del disgelo. Molti viaggiatori infatti sostengono di voler visitare l’isola prima che tutto cambi e stanno programmando di andarci proprio quest’estate.

Secondo quanto dichiarato da Aibnb, il modello di home sharing – stare a casa di una persona del posto, pagando meno rispetto ad un hotel – permetterà di sviluppare un turismo meno invasivo, volto a preservare le caratteristiche distintive dell’isola. L’idea è di spingere la crescita del turismo in modo non distruttivo e di permettere ai viaggiatori americani di sentirsi a casa in un paese che per 50 anni non lo è stato – ha affermato Nathan Blecharczyk, co-fondatore e CTO di Airbnb.

domenica 5 aprile 2015

Indice PMI su, la disoccupazione in Italia pure

I principali mercati europei mostrano segno positivo a seguito dei dati incoraggianti arrivati sull’economia europea. In particolare, nel settore manifatturiero sembra consolidarsi la striscia positiva di risultati che permette di proiettare l’Europa in una posizione di crescita e non di contrazione.

Milanofinanza riporta “l'indice Pmi finale di Markit relativo al settore della manifattura ha infatti toccato i massimi degli ultimi 10 mesi a 52,2, superando la lettura flash di 51,9. È il 21esimo mese consecutivo che il dato è sopra la soglia di 50, che separa la crescita dalla contrazione”.

Nascono però in modo spontaneo delle riflessioni sul fatto che tali segnali siano dettati maggiormente da fattori macroeconomici rispetto a quelli strutturali interni europei, intesi come riforme e manovre economiche interne. “Le imprese manifatturiere hanno tratto vantaggio dall'indebolimento dell'euro, che ha avuto il doppio effetto di stimolare la concorrenza sui mercati esteri e rendere più cari sui mercati nazionali i beni importati dello stesso tipo. Di conseguenza i nuovi ordini hanno registrato la crescita migliore da quasi un anno. Inoltre il fatto che le imprese campione stanno aumentando gli organici al tasso più veloce in tre anni e mezzo dimostra l'ottimismo delle aziende sul proseguimento della ripresa nei prossimi mesi. La maggiore domanda sta inoltre aiutando aziende e i fornitori a ripristinare il loro potere di fissare i prezzi. Infatti, per la prima volta in sette mesi sono aumentati i prezzi di acquisto, mentre sono rimasti generalmente stabili i prezzi di vendita”.

L’onda positiva degli indicatori copre i principali paesi dell’eurozona, Italia compresa. “Anche in Italia a marzo l'attività manifatturiera è cresciuta al ritmo più veloce degli ultimi 11 mesi, rafforzando le prospettive di una ripresa dell'economia dopo tre anni di recessione. L'indice Pmi è salito a marzo a 53,3 da 51,9 di febbraio, il secondo mese consecutivo sopra la soglia di 50 che separa l'espansione dalla contrazione”.

Circa l’Italia, questo fattore stride però con altri indicatori interni che vedono il paese ancora nel pieno delle difficoltà. L’area di sofferenza riguarda ancora una volta il tema del lavoro e dell’occupazione. Il quotidiano online businesspeople fotografa in modo chiaro l’aggiornamento dei dati dell’istituto statistico: “nonostante i segnali di ripresa registrati a dicembre 2014, con febbraio 2015 la disoccupazione ha ripreso a crescere. L’Istat ha registrato infatti un tasso pari al 12,7%: lo 0,1% in più rispetto a gennaio 2015, nonché un +0,2% rispetto a febbraio 2014. La situazione peggiora se si considera la fascia tra i 15 e i 24 anni: l’incremento mese su mese è del +1,7% per un tasso generale di disoccupazione giovanile pari al 42,6%. Ma c’è chi sta ancora peggio: le donne. Nel giro di un solo mese, le lavoratrici che si sono ritrovate a casa sono state 42 mila (-0,4%). La causa sarebbe da rintracciarsi nella decisione di alcune imprese di ritardare le assunzioni, per poter usufruire delle più vantaggiose regole contemplate dal contratto a tutele crescenti (dove il licenziamento è più facile)”.

Come presentato più volte dagli economisti, l’Europa si trova di fronte ad alcuni fattori macroeconomici favorevoli e i diversi indicatori incatenano segnali di ripresa. E’ necessario però sfruttare al meglio il momento supportando la crescita con riforme interne nei paesi. L’Italia sta affrontando questa grande sfida, che rappresenta a sua volta l’unica strada possibile da percorrere per una crescita di lungo periodo, senza quindi rendere vana la spinta del QE europeo.

venerdì 3 aprile 2015

Yoox e Net a Porter si fondono: nasce un nuovo colosso del fashion retail on line

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Il 31 Marzo 2015 Yoox ha comunicato di aver firmato un accordo di fusione con Pret a Porter, società leader fashion retail on line controllata da Richmont.

Yoox Group è stata fondata nel 2000 dal suo amministratore delegato Federico Marchetti e con i suoi brand (yoox.com, thecorner.com e shoescribe.com)  e negozi monomarca si è imposta nel commercio on line di prodotti di moda e design.

Nel 2014 il gruppo italiano, con sede a Zola Pedrosa (in provincia di Bologna), ha registrato un fatturato di 524,3 milioni di euro, in crescita di circa il 15% rispetto al 2013.

Yoox Group è indubbiamente un lampante esempio di start up di successo, nata grazie ad  un finanziamento di 25 milioni di euro da parte del venture capital italiano Elserino Piol.

La NewCo che nascerà dalla fusione dei delle due società si chiamerà Yoox Net-A-Porter, sarà soggetta al diritto italiano e sarà quotata in Piazza Affari.

In particolare l'accordo prevede che Richmont sia detentore della quota del 50% con limite di esercizio di voto in assemblea del 25%. Inoltre il gruppo svizzero avrà un limite di nomina di due membri del cda su un minimo di dodici.

Ovviamente il rimanente 50% sarà detenuto dagli azionisti di Yoox.

A guidare timone rimarrà Federico Marchetti, attuale a.d. di Yoox Group, che è stato confermato come amministratore delegato. Per Natalie Massenet, fondatore ed a.d. di Pret a Porter si prospetta il ruolo di presidente di Yoox Net-A-Porter.

La chiusura del processo di fusione, seguito anche da Goldman Sachs come financial advisory, è indicata per il settembre del corrente anno.

Al completamento della fusione è stata prevista la promozione di un aumento di capitale di fino a  200 milioni di euro per attrarre nuovi investitori e soprattutto finanziare nuove opportunità di crescita per il business.

La nuova società opererà in 180 paesi in tutto il mondo e prevede di contare su una base di più di 2 milioni di clienti con possibilità di raggiungere un flusso di 24 milioni di visitatori unici al mese.

giovedì 2 aprile 2015

Alibaba punta sull’entertainment

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Leader indiscusso dell’e-commerce in Asia, Alibaba punta ora a diventare un colosso dell’entertainment. È di ieri infatti la notizia della firma di un accordo con Bmg, la divisione musicale di Bertelsmann, per la distribuzione digitale di musica in Cina (non sono stati comunque ancora divulgati i termini economico finanziari dell’accordo).

Secondo quanto riporta Milano Finanza “nell’ambito dell’operazione, Alibaba promuoverà in Cina musica e artisti della scuderia di Bmg tramite le sue piattaforme come Xiami, il servizio di streaming musicale. Inoltre, ha riferito Bmg, Alibaba monitorerà e interverrà in caso di violazioni dei diritti d’autore”

Questo deal è vantaggioso per entrambe le parti.

Alibaba può infatti gettare le basi per diventare un punto di riferimento nel settore media, dopo essersi ormai affermata come il gigante dello shopping online: l’operazione, infatti, porterà più di 2,5 milioni di diritti d’autore ad Alibaba facendogli compiere grandi passi avanti nella sua strategia di espansione nel mercato dell’entertainment.

Dal canto suo, BMG potrà espandere la sua presenza nel vastissimo mercato cinese potendosi avvalere del copyright sui suoi prodotti, visto che Alibaba si è impegnata a sanzionare pesantemente eventuali infrazioni dei diritti d’autore. Aspetto assolutamente fondamentale in un mercato come quello cinese tormentato da fenomeni di pirateria e distribuzione di contenuti non autorizzata

La collaborazione di Alibaba con BMG non è la prima del suo genere e si colloca sulla scia di accordi chiusi lo scorso anno in Cina: Tencent, ad esempio, il principale rivale web di Alibaba a dicembre ha annunciato un esclusivo accordo di distribuzione online con Sony Music Entertainment per il mercato cinese, dopo aver firmato un accordo simile con la Warner Music Group nel mese di novembre.

Per le società di e-commerce, l’entertainment rappresenta una risorsa importante, finalizzata principalmente ad aumentare il coinvolgimento degli utenti e a prevenire il passaggio verso le piattaforme della concorrenza. L’interesse non è quindi rivolto solo al mercato della musica, ma anche a quello del cinema e della televisione.

In questo settore, Alibaba ha comprato l’anno scorso il 60% di ChinaVision Media, rinominandola poi Ali Pictures, possiede il 4% del produttore cinematografico Huayi Brothers , ha comprato il 9% della Enlight Media di Pechino e possiede un quarto del sito video online cinese Yukou Tudou, quotato negli Usa. Non limitandosi ai contenuti locali, Alibaba ha anche siglato un accordo con l'americana Lionsgate, produttore di Hunger Games, per trasmettere in streaming i contenuti di Lionsgate sui set-top box di Alibaba.