martedì 28 aprile 2015

Dalla Francia: “aprire le frontiere ai migranti”

L’ennesima tragedia avvenuta nel mediterraneo ha acceso nuovamente il confronto a livello europeo su come debba essere gestita la questione dei flussi migratori dal nord Africa alle coste europee meridionali.

Spicca la voce di alcuni ricercatori universitari francesi, che indicano l’unica soluzione attuabile dal loro punto di vista per risolvere definitivamente il problema: aprire le frontiere e liberalizzare il flusso di persone. Come spiega F. Gemenne “Liberalizzare gli ingressi in Europa permetterebbe di eliminare altre tragedie in mare”. L’opinione è più profonda di quanto sembri al primo impatto. Il ricercatore, all’interno di un team di esperti universitari, ha analizzato per diversi anni i flussi migratori dal Messico al Nord America e in Asia tra Cina e Giappone. L’argomentazione alla base è che non c’è alcun rimedio politico-sociale per evitare che questi flussi si mantengano nel tempo. Senza essere in grado di “bloccarli” efficientemente, l’unica soluzione sembra essere quindi quella di aprire le frontiere. I ricercatori dimostrano che secondo alcuni studi effettuati tra India e Nepal, l’apertura e la liberalizzazione dei flussi non provocano un aumento dei migranti, bensì solamente una migliore circolazione delle persone.

Il secondo motivo di rilevo che supporta la soluzione proposta dagli intellettuali francesi, è quella che una regolamentazione degli accessi comporterebbe un miglioramento della situazione economica del paese. I ricercatori sostengono precisamente che il nuovo flusso di “capitale umano” andrebbe ad occupare posizioni lavorative che altrimenti rimarrebbero scoperte. Tale aspetto è stato fortemente criticato poiché la necessità di ulteriore “domanda” di lavoro sembrerebbe invece non giovare ad economie particolarmente in sofferenza come quelle nell’Europa meridionale. Al contrario i dati mostrano come sia carente l’”offerta” di lavoro, sia per profili specializzati sia per quelli meno formati professionalmente. Quindi possiamo riassumere che l’effetto di un incremento della domanda di lavoro potrebbe avere effetti quantomeno contrastanti, data l’attuale situazione economica europea.

L’apertura dei confini sembra per certi versi più una provocazione, dopo che Bruxelles sembra aver deciso di convogliare energie e fondi per risolvere il problema definitivamente. A proposito di risorse di capitali, F. Gemenne sostiene come la regolamentazione degli accessi potrebbe essere gestita anche con dei visti a pagamento temporanei, cosa che permetterebbe ai paesi di assicurarsi ulteriori entrate.

Il problema però sembra essere strutturale, nel senso che la decisione di come gestire gli accessi dovrebbe essere presa in modo consapevole valutando la struttura ed il tessuto economico dei paesi. Senza un network organizzato che riesca ad inserire efficacemente le nuove risorse, un flusso regolamentato o meno di migranti rischia di creare preoccupazione per tutti i temi di delinquenza e povertà presenti.

E’ stata però ben accettata la proposta fatta dai ricercatori francesi, sia vista come seria sia come provocazione. Il dialogo e il confronto in queste situazioni sono quanto più importanti, perché il tema non venga gestito come singoli paesi ma invece in modo unitario, come unione Europea.

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