L’’economia cinese si sta espandendo più velocemente
rispetto alle previsioni degli economisti sul terzo trimestre, permettendo al
premier Li Keqiang di mantenere a portata di mano il target del 2015.
Il Pil si è fermato sotto la soglia del 7%, precisamente a
6,9% nei tre mesi conclusi in settembre, secondo la comunicazione del National
Bureau of Statistics, superando le aspettative degli economisti che prevedevano
6,8%. Il dato segna l’espansione più lenta dal 2009 e non scaccia i timori che
possa trattarsi di una breve stabilizzazione prima di un più ampio decremento
economico e dei mercati finanziari.
La forza nei servizi e nei consumi ha aiutato ad annegare i
deboli dati sulla manifattura e sulle esportazioni, mettendo in luce una
continua trasformazione della seconda più grande economia al mondo. Il ritmo di
crescita del settore dei servizi ha accelerato a 8,4% nei primi 9 mesi
dell’anno, mentre il settore secondario, che include appunto la manifattura, ha
registrato un indebolimento fermando il tasso di espansione al 6%.
“E’ il momento di accettare che l’economia cinese non è
guidata solamennte dai prodotti industriali e da investimenti su tipologie di
asset fissi” ha dichiarato James Laurenceson, futuro direttore del
Australia-China Relations Institute all’università di Sydney.
Il governo ha tagliato i tassi di interesse ben cinque volte
da novembre 2014 e innalzato la spesa pubblica in infrastrutture al fine di
mantenere la crescita in linea con il target del 7% stabilito per l’anno 2015.
I mercati non hanno risposto in modo spumeggiante, bensì lo
Shanghai Composite Index ha chiuso praticamente invariato e il dollaro
australiano si è rafforzato.
L’’output industriale nel mese di settembre è aumentato del
5,7% rispetto all’ultimo anno, comunque inferiore rispetto alle stime degli
economisti che avevano in target il 6%. Le vendite retail sono aumentate del
10,9%, contro una stima del 10,8%.
La Cina ha effetti globali più che mai in questo periodo,
con la Fed e la presidente Yellen che non hanno nascosto perplessità sulla
situazione economica cinese che influisce sulle scelte future della banca
centrale, nello specifico sul tema caldo di alzare o meno il tasso di
interesse.
“L’impressione più ampia è che il rallentamento economico si
sia fermato ma non ci sia ancora stata un’inversione di rotta”, ha dichiarato
Shane Oliver, capo della strategia di investimento presso AMP Capital con base
a Sydney.