Continua a crescere in Europa la protesta contro il Transatlantic Trade and Investment
Partnership per cui sono in corso
round di trattative tra Unione Europea e Stati Uniti.
Per quanto in Italia si parli pochissimo di questo trattato
e sul malcontento della popolazione europea sulle norme che lo disciplinano il
10 Ottobre si è svolta una imponente manifestazione di opposizione al TTIP ed
al CETA (accordo commerciale stipulato tra Unione Europea e Canada) a Berlino.
L'evento è stato decisamente imponente, gli organizzatori
parlano di 250mila presenze. Si pensi che l'ultima manifestazione con un numero
maggiore di partecipanti si svolse il 15 Febbraio 2003, in opposizione alla
partecipazione alla guerra in Iraq.
La larga partecipazione ha coinvolto non solo i sindacati
(tedeschi), ma anche associazioni ambientaliste, gruppi che si occupano di
sviluppo, associazioni di consumatori e produttori di alimentari.
Il timore dei contestatori del Transatlantic Trade and
Investment Partnership e dell'Accordo Commerciale ed Economico Globale è quello
che questi due trattati portino ad un incremento del potere delle aziende
multinazionali a discapito della democrazia.
La Commissione Europea non sembra essere del tutto
indifferente a questa movimentazione, infatti nel round partito il 19 Ottobre
sono stati messi sul tavolo delle trattative degli eventuali vincoli più
stringenti al fine di applicare norme di tutela dell'ambiente e di protezione
sociale in linea con gli standard definiti a livello internazionale. Ad esempio
le linee guida per la protezione dei lavoratori definite dall'Organizzazione
Mondiale del Lavoro (il Congresso statunitense ne ha ratificate solamente due
su su otto).
A questo si aggiunge anche la nuova proposta, già trattata
in questo blog in un articolo precedente, riguardante l'organizzazione e la
selezione dei componenti degli arbitrati che si occuperanno di eventuali
dispute tra aziende private e stati.
Benchè questo accordo sia stato in effetti poco
pubblicizzato (in Italia soprattutto) nonostante il vasto impatto che questo
potrebbe avere nell'economia del vecchio continente, i cittadini europei hanno
deciso di far sentire la loro voce.
Strategia che, considerando le azioni recenti di Bruxelles,
hanno per ora sicuramente portato dei frutti.
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