domenica 4 ottobre 2015

TTIP si cerca un accordo sulla regolamentazione delle dispute stati imprese


In accordo con gli impegni assunti nell'ultimo round delle negoziazioni del tanto discusso TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) con gli Stati Uniti, la Commissione Europea ha preparato una proposta per la regolamentazione di un sistema di giustizia dedicato alle dispute tra Stati ed investitori.
Questo tema è attualmente uno dei più spinosi e più soggetti a discussioni tra la federazione guidata da Obama e l'Unione Europea.
La commissaria al commercio Cecilia Malstroem ha recentemente assicurato la struttura di questa nuova Corte per le dispute commerciali tra investitori e Stati non limiterà in alcun modo il diritto di ogni stato di regolare le opere pubbliche.
La Malstroem sostiene inoltre che gli accordi commerciali tra l'Unione e gli Stati Uniti non potranno impedire alla prima di mantenere le regole sugli aiuti di stato, così che gli Stati non diventino soggetti a forme di ricatto da parte delle multinazionali.
Per meglio comprendere la delicatezza della questione ed i possibili impatti nella situazione non vi sia una adeguata protezione per gli stati sovrani si può prendere come esempio il caso della Vattenfall.
Nel 2011, a seguito della tragedia nucleare di Fukushima in Giappone, la Germania ha deciso di abbandonare il nucleare facendo chiudere le due centrali di Brunsbüttel e Krümmel gestite dall'azienda svedese. A seguito del provvedimento tedesco la Vattenfall si è rivolta all'arbitrato internazionale della Banca Mondiale avanzando la richiesta di risarcimento dal valore di 4,7 miliardi di euro.
La nuova proposta, qualora approvata da Parlamento Europeo, dai governi dei paesi UE ed in seguito dagli USA, andrebbe a sostituire la prima proposta che prevede la creazione di commissioni Ad Hoc con arbitri privati (Investor-state dispute settlement).
La commissione prevede quindi la creazione di una Corte di Giustizia composta da un tribunale di prima istanza con quindici giudici nominati pubblicamente ed un tribunale di appello composto da sei giudici.
I quindici membri giudicanti verrebbero nominati congiuntamente da Unione Europea e Stati Uniti e dovrebbero essere così suddivisi: cinque giudici europei, cinque americani e cinque da paesi terzi.
Allo stesso modo sarebbero suddivisi anche i sei giudici di appello: due europei, due statunitensi e due da paesi terzi.
Nonostante di primo impatto la scelta di suddividere in questo modo la nazionalità (e quindi un ipotetico favoritismo territoriale) possa essere considerato equo, bisogna vedere che ruolo potrebbero avere le influenze politiche dei paesi coinvolti in eventuali dispute.

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