A tutti gli attori che annunciano
l’avvicinarsi della Grecia alla porta di uscita dell’euro, i mercati stanno
rispondendo che questo non impatterà come la crisi del 2008 e la seguente crisi
del debito sovrano di 4 anni fa.
Il primo esempio si
osserva sui tassi di spread delle nazioni periferiche. I bond spagnoli sono
schizzati a 151 punti base nei confronti del benchmark tedesco, livelli di
molto inferiori rispetto ai 650 punti base visti nel 2012, quando la Grecia era
prossima alla bancarotta. Per gli investitori, questo suggerisce come le
possibilità di contagio nel resto d’Europa sono diminuite notevolmente.
“La Grecia è
simbolicamente importante per l’Europa ma non rappresenta il caso finanziario
Lehman”, ha dichiarato Stephen Jen, managing patner di SLJ Macro Partners LLP a
Londra. “L’impatto del default della Grecia o dell’uscita dall’euro sarà
negativo per il paese stesso, ma un eventuale contagio sarà limitato. La Banca
Centrale Europea sta stampando moneta, i tassi di interesse si mantengono
bassi, e l’economia sta vivendo una fase di crescita ciclica”.
I mercati delle valute
mostrano anch’essi ottimismo circa il futuro dell’unione monetaria, con l’euro
che si rafforza più del 2% negli ultimi due mesi nei confronti del resto dei
paesi sviluppati. Tutto questo avviene dopo che l’ultimo incontro dei ministri
delle finanze si è concluso senza il raggiungimento dell’accordo sugli aiuti
alla Grecia, imponendo ai leader un ulteriore summit di “emergenza” lunedì.
Un importante fattore
critico che innervosisce i mercati è lo spettro del controllo dei capitali che
la Grecia potrebbe attivare. Lo spread FRA/OIS, indice di quanto le banche
siano diffidenti nel prestare moneta ad un altro istituto, è balzato di ben 18
punti base nella sola giornata del 15 giugno. Il picco massimo è pur sempre
meno di un quarto degli 80 punti base che ha raggiunto alla fine del 2011.
“La Grecia non è
importante nel lungo periodo”, ha dichiarato Stephen Jen, “Un fallimento della
Grecia sarebbe effettivamente come ammettere che l’Europa abbia fatto degli
errori ad accettare un paese che chiaramente non aveva i requisiti di forza e
disciplina necessari per essere un membro. Questo è un rischio per la
reputazione europea, e rappresenta una difficoltà molto più importante per
l’Europa”.
“Lo scenario indica che
gli investitori non pensano la questione greca possa esplodere”: ha dichiarato
Fabrizio Fiorini, chief investment officer di Aletti Gestielle SGR SpA a
Milano. “E nel caso di un esplosione, il danno verso gli altro bond periferici
sarà limitato grazie al programma delle BCE di acquisto dei bond. Le cose
possono effettivamente andare peggio prima di andare meglio, ma nel lungo
periodo andranno meglio”.
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