venerdì 20 marzo 2015

ETF: marketing o finanza?

Gli ETF si stanno diffondendo in modo aggressivo sui mercati, specialmente negli ultimi anni, e con altrettanta forza subiscono critiche di diverso genere. Ultima voce illustra che ha aspramente attaccato questi fonti d’investimento è quella dello storico investitore John “Jack” Bogle, fondatore del gigante Vanguard e creatore del primissimo fondo indicizzato al mondo.

Jack ha definito con estrema sintesi ed efficacia gli ETF come “la più grande innovazione di marketing del 21esimo secolo”.

ETF è l’acronimo di Exchange Trated Fund, un particolare tipo di fondo d’investimento che replica un indice di riferimento (benchmark) attraverso una gestione patrimoniale passiva. Tale strumento è negoziabile nel mercato dei capitali come un qualsiasi titolo azionario.

Mr. Jack Bogle indica agli investitori di prestare massima attenzione agli ETF, affermando che gli unici vincitori da queste forte diffusione sono i broker e i dealer nei mercati. Viene riconosciuto il beneficio degli ETF di essere strumenti con bassi costi di commissione, al contrario dei fondi d’investimento “classici” accessibili solo a pochi, ma forti dubbi emergono se si considera la loro utilità in ottica di investimento nel lungo termine.

Al contrario delle partecipazioni ai tradizionali fondi d’investimento, gli ETF posso essere acquistati e venduti in ogni momento. Ciò creerebbe la tentazione di fare “trading” con tale strumento, incorrendo a più alti costi di commissioni per lo scambio sui mercati. Mr. Bogle sottolinea come gli ETF siano la più grande innovazione di marketing del ventunesimo secolo, ma è fortemente dubbioso sulla loro reale utilità per gli investitori. Il suo commento stride di fronte alla rapida crescita e diffusione di questi fondi, quantificata in 3 mila miliardi di dollari. L’attacco del guru americano è indirettamente rivolto anche a Vanguard, la società che ha fondato nel 1974, che ha attualmente circa il 16% del proprio patrimonio in ETF.

Mr. Bogle concede però uno spiraglio ai questi particolari fondi qualora effettivamente un investitore decida di non scambiare frequentemente lo strumento sui mercati, riportando dunque l’intera decisione d’investimento ai più tradizionali fondi che, per loro natura, non permettono di vendere le quote entro una certa data definita.

La critica si avvicina ad una delle più illustre segnalazioni fatte nello scorso anno da Larry Fink, vertice di BlackRock, la più grande società di gestione fondi, che ha spiegato come gli ETF (con marginazione) contengono strutturalmente dei problemi che potrebbero ribaltare l’intero settore.

La lista di illustri investitori che aspramente hanno attaccato gli ETF è folta, ma ciononostante l’idea di poter acquistare con ridotti costi di commissioni una fetta di un fondo di investimento sembra veicolare alla perfezione la potenza di marketing, favorendo una sempre maggiore diffusione sui me

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