domenica 29 marzo 2015

L'Asia mette il turbo con AIIB

L’Australia pianifica di entrare a far parte della AIIB, Asian Infrastructure Investment Bank, l’istituto finanziario che vede la Cina come Colonna fondante. Ma le contrattazioni per definire le condizioni di ingresso non nascondo alcune tensioni, poiché l’illustre alleato australiano, gli Stati Uniti d’America, risulta essere fortemente in tensione per l’enorme importanza e potere che verrebbe messo a disposizione della Cina.

Precisamente, l’ufficio del primo ministro australiano ha dichiarato come il governo abbia deciso di controfirmare un accordo che permetterà al governo di partecipare alle negoziazioni per definire e formare la AIIB.

Tale decisione segue i movimenti visti nei mesi scorsi da UK, Francia, Germania, Italia e Corea del Sud. Ufficiali americani non hanno nascosto forti perplessità nei confronti dei propri alleati, incoraggiandoli a mantenere le distanze dalla futura banca asiatica fintantoché Pechino non chiarirà, con la trasparenza che spesso manca in Cina, il coinvolgimento del governo cinese nell’istituto, in particolare se sarà garantita alla Cina una gestione attiva dei capitali o meno. Gli ufficiali americani vedono il lancio della AIIB come un tentativo di indebolire l’influenza e la credibilità della World Bank.

Questo weekend è stato particolarmente bollente. Il primo ministro russo, Igor Shuvalov, ha dichiarato che la Russia parteciperà alla AIIB. Pochi giorni prima, il ministro delle finanze cinese ha indicato altri paesi come futuri membri tra cui: Danimanca, Brasile e Paesi Bassi.

Seppur il mondo occidentale ammetta come nei mesi scorsi ci siano stati parecchi passi in avanti in termini di sviluppo e trasparenza dell’istituto asiatico, alcuni temi devo ancora essere smarcati. Su tutti, il disegno direttivo della banca e chi avrà l’autorità di prendere le decisioni circa gli investimenti.

L’ultimo annuncio sembra avere un peso strategico politico non indifferente, quello del Giappone. Il Giappone sembrava essere uno dei paesi più lontani da un accordo con la futura banca asiatica, ma un piccolo segnale di apertura è arrivato direttamente dal ministro delle finanze giapponese, Taro Aso, che ha spiegato come il Giappone “potrebbe considerare relazioni preliminari di ingresso” nel caso in cui i problemi di governance fossero risolti.

Il peso degli investimenti mondiali sembra dunque avere una direzione chiara e gli ultimi annunci mostrano come l’occidente, a prescindere dai legami socio-politici, voglia prendere parte all’enorme progetto di sviluppo che si sta delineando in Asia.

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