domenica 28 dicembre 2014

Cuba e Stati Uniti tornano a parlarsi

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Dopo 55 anni di gelo Stati Uniti e Cuba hanno avviato i negoziati per normalizzare i rapporti diplomatici tra i due paesi, ufficializzati dalla liberazione del cittadino americano Alan Gross.

Anche se al momento non è stato rimosso l'embargo, sono stati apportate importanti modifiche distensive.

Infatti, sia Cuba che gli Usa avranno una ambasciata ufficiale nelle rispettive capitali, inoltre sono previste riduzioni nelle limitazioni dei movimenti delle persone e delle merci tra i due paesi e la possibilità di collaborazione tra banche statunitensi e cubane.

Ma cosa ha spinto i due paesi ad avvicinarsi dopo così tanto tempo?

Dalla parte degli Stati Uniti, oltre alle pressioni della lobby economica della Florida che giudicava inutile ed anacronistico l'embargo nei confronti della isola caraibica, c'è una forte motivazione politica in linea con il processo di espansione dei rapporti diplomatici che hanno caratterizzato gli USA negli ultimi mesi. Quindi una delle motivazioni è sicuramente isolare sempre più la sempre più debole Russia che ha subito un forte shock a causa della riduzione del prezzo del petrolio.

Ed è ancora il prezzo del petrolio a spingere il paese governato da Raul Castro verso Barack Obama.

Il recente ed importante calo del prezzo del barile non ha solamente danneggiato la nazione guidata da Vladimir Putin, ma anche il Venezuela, paese cardine dell'economia sudamericana e legato strettamente con l'Avana alla quale fornisce il greggio per i servizi essenziali. Inoltre Cuba rivende alle altre isole una parte del petrolio acquistato ricavandoci un proprio margine che ovviamente si è ridotto proprio a causa delle fluttuazioni del prezzo al barile.

La crisi economica che ha colpito Caracas, dove l'inflazione ha raggiunto il 60% e la produzione è ferma da un anno, ha costretto Raul Castro ad avvicinarsi al nord per non essere inghiottito nelle difficoltà del paese governato da Nicolas Maduro, successore di Hugo Chavez.

Quindi, alla fine, questo avvicinamento è frutto della necessità di sopravvivenza. D'altronde, risulta azzeccata la celeberrima frase di James Carville per la vittoriosa campagna di Clinton del 1992 , "it's the economy, stupid"!

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