lunedì 17 novembre 2014

L'Asia ruggisce: nasce la Asian Infrastructure Investment Bank

AIIB-659x380

Lo scenario economico e politico si mantiene in forte mutamento.

Mentre il mondo occidentale sigla nuovi accordi commerciali (si vedano TTIP e CETA), su iniziativa cinese, nasce la Asian Infrastructure Investment Bank.

L'accordo, siglato il 24 Ottobre a Pechino, che ha definito la creazione della AIIB  è stato firmato da un totale di 21 paesi appartenenti al continente asiatico e prevede un capitale di partenza di circa 50 miliardi di dollari.

In particolare hanno aderito Cina, Bangladesh, Vietnam, Nepal, India, Brunei, Cambogia, Kazakistan, Kuwait, Malesia, Mongolia, Myanmar, Oman, Pakistan, Filippine, Qatar, Singapore, Thailandia, Sri Lanka, Laos ed Uzbekistan.

L'obiettivo principale dell'Asian Infrastructure Investment Bank è quello di permettere ai paesi membri l'accesso a finanziamenti dedicati alla creazione di strade, torri di comunicazione e ad altre forme di infrastrutture, che spesso risultano assenti nelle zone più povere dell'area asiatica.

Una domanda sorge quindi spontanea: dato che esistono già istituzioni internazionali volte alla erogazione di investimenti per opere strutturali, come ad esempio l'Asian Development Bank e la Banca Mondiale, perchè la Cina ha spinto per la creazione dell'AIIB?

La risposta ufficiale, rilasciata direttamente dal governo cinese, è stata molto schietta: attualmente i budget fissati dalla Banca Mondiale e dalla ADB non permettono di sopperire alla necessità finanziaria infrastrutturale dei paesi asiatici.

La reazione delle istituzioni esistenti è stata comunque positiva, infatti queste si sono già rese disponibili ad eventuali future collaborazioni.

In realtà, prendendo atto della necessità di maggiori fondi per le infrastrutture, dietro la nascita dell'AIIB si nasconde anche una questione politica.

Al momento la Cina, nonostante sia la seconda economia mondiale, non ha lo stesso peso all'interno delle istituzioni tradizionali dei suoi pari occidentali.

Si potrebbe quindi considerare la possibilità che dietro questo accordo internazionale ci sia la volontà di limitare l'influenza occidentale nel sistema economico asiatico aumentando di conseguenza quella cinese.

Durante il vertice APEC (Cooperazione Economica dell'Asia e del Pacifico) Xi Jinping, attuale presidente della Repubblica Popolare Cinese, ha apertamente parlato del "sogno dell'Asia-Pacifico", che prevede accordi di libero scambio di merci e capitali nella suddetta area con al centro la nazione cinese e ciò porterebbe inevitabilmente ad un ridimensionamento dell'influenza statunitense.

Resta da capire se gli Stati Uniti accetteranno questo cambio di ruolo.

Nessun commento:

Posta un commento