sabato 15 novembre 2014

Alla fine Draghi è uscito vincitore

Dalla riunione dello scorso 6 novembre il presidente della BCE ne uscito come indiscusso vincitore. Nonostante le critiche mosse nei sui confronti da vari esponenti anche all’interno dello stesso Consiglio direttivo, che ne avevano profondamente messo in discussione la leadership, Draghi è riuscito a ricostruire intorno a lui il consensus necessario per confermare l’autorevolezza del suo ruolo, e, di conseguenza delle sue parole.

Le critiche alla figura di Mario Draghi erano state particolarmente forti e riguardavano le sue capacità manageriali e il suo stile comunicativo, non ritenuto propriamente  collegiale. “Il caso” era stato portato sotto i riflettori da un articolo di approfondimento di Reuters a firma di EVA TAYLOR e PAUL TAYLOR che comincia così: National central bankers in the euro area plan to challenge European Central Bank chief Mario Draghi on Wednesday over what they see as his secretive management style and erratic communication and will urge him to act more collegially, ECB sources said (http://uk.reuters.com/article/2014/11/04/uk-ecb-governors-idUKKBN0IO1H020141104).

Due sono i passaggi chiave con cui Draghi ha riaffermato la sua leadership all’interno della BCE.

Il primo lo troviamo subito nel secondo paragrafo del comunicato letto durante la conferenza stampa in cui Draghi, dopo aver ricordato i due nuovi programmi di acquisto di covered bond e ABS dice: “together with the series of targeted longer-term refinancing operations to be conducted until June 2016, these asset purchases will have a sizeable impact on our balance sheet, which is expected to move towards the dimensions it had at the beginning of 2012”. Il riferimento esplicito all’incremento delle dimensioni di bilancio sui livelli dell’inizio del 2012 (Draghi poi sarà ancora più preciso, rispondendo a una domanda, riferendosi ai livelli del marzo 2012, subito dopo la seconda asta a tre anni) era stata la questione cardine delle critiche mosse al presidente della BCE. Draghi ha voluto, invece, evidenziare nettamente la relazione tra le misure intraprese negli scorsi mesi e l’impatto che queste avranno sul bilancio dell’Eurosistema, e quindi sulla liquidità nel sistema bancario. E, sebbene sia vero che rispondendo a un giornalista, Draghi abbia affermato che il livello del bilancio dell’Eurosistema a fine marzo 2012 (circa 3000 miliardi) non sia un obbiettivo né un target per la BCE ma solo un’aspettativa sull’impatto derivante dalle misure annunciate (i due programmi di acquisto e le TLTROs), ciò non cambia il messaggio principale: la BCE si aspetta (stima/prevede/desidera) un incremento del suo bilancio dai circa 2000 miliardi attuali a circa 3000 miliardi.

Il secondo passaggio chiave è ancora più sottile e non di facile individuazione. Oltre a riaffermare il proprio impegno unanime nella possibilità di intraprendere ulteriori misure non convenzionali  e aver incarico i vari comitati di studiarne i piani di realizzazione (the Governing Council is unanimous in its commitment to using additional unconventional instruments within its mandate. The Governing Council has tasked ECB staff and the relevant Eurosystem committees with ensuring the timely preparation of further measures to be implemented, if needed.), Draghi ha voluto sottolineare il fatto che l’introductory statement era stato siglato e sottoscritto all’unanimità da tutti i membri del Consiglio Direttivo. Dichiarazione insolita (di solito sono le decisioni che vengono prese che possono essere a maggioranza o all’unanimità) ma con la quale Draghi ha voluto dare completa e totale autorevolezza al riferimento sull’incremento della dimensione del bilancio e confermare con forza il suo ruolo di presidente.

 

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