venerdì 31 ottobre 2014

Le strategie opposte di Fed e Bank of Japan

Le banche centrali di Giappone e America hanno intrapreso percorsi opposti, supportate da situazioni economiche interne differenti. La BOJ ha lanciato a sorpresa un ulteriore allargamento della base monetaria, quantificata in un aumento di circa 30 miliardi di yen del proprio programma annuale di acquisto di bond governativi. L’azione di grande eco ed effetto economico, vuole contrastare efficacemente la deflazione che insiste nell’economia interna. Tale manovra si posiziona in direzione opposta rispetto al recente annuncio della Fed, che ha dichiarato basta con il Quantitative Easing e non ha escluso scenari dove l’aumento dei tassi di interesse possa concretizzarsi in un futuro prossimo.

La Fed ha voluto cambiare musica, mostrando un ritrovato carattere grintoso e brillante, sganciandosi dagli ultimi 14 mesi di rallentamento del tapering, calcolati da quando Bernanke ha annunciato nel 2013 uno scenario più accomodante. Il segnale è stato in primo luogo rivolto ai mercati, che sembravano nutrire il pensiero che i tassi di interesse sarebbero rimasti prossimi allo zero all’infinito. I dati economici americani sono tutt’altro che esilaranti ed evidenziano luci ed ombre.

I mercati, che in primo luogo hanno mostrato parecchio nervosismo con volumi di sell che non si registravano da parecchi mesi, hanno però recuperato velocemente, appunto influenzati anche dai dati Giapponesi. Gli effetti però non si limitano alle piazze azionarie. Il dollaro che sembrava indebolirsi, si è invece ulteriormente rafforzato. L’euro quindi sembra possa tirare delle boccate d’ossigeno, e questo input potrà attratte ingenti capitali verso Eurolandia, aiutando in modo concreto l’economia reale.

Gli effetti sul dollaro, sommati alla recente alleanza strategica degli Stati Uniti con i sauditi sul fronte petrolio, vengono amplificati nello scacchiere Russo. La Russia sta implementando azioni per liberarsi dallo strangolamento del dollaro, e promuove un proprio sistema sulle commodity energetiche usando il rublo al posto del dollaro. Come riportato da La Voce Della Russia: “Il progetto internazionale del commercio "senza dollaro" delle commodity energetiche ha cominciato a muovere i primi passi sulla base del "San Pietroburgo International Commodity Exchange" già da maggio 2014. L'idea chiave è la seguente: scollegare dal dollaro la parte enorme del mercato energetico mondiale che è in rapida crescita ed è tra le più promettenti al mondo, nella regione dell’Asia Pacifica e utilizzare lo yuan e il rublo. Le aziende statali russe si preparano affinché il costo aggiuntivo rimanga al loro interno. Oltre alla Cina, potenziali alleati della Russia sono India e Iran. La Russia a marzo ha proposto all’India una serie di importanti progetti nel settore del petrolio e del gas. L’Iran dal 2004 sta organizzando una borsa del petrolio indipendente dal dollaro”.

Tornando alle pressione del dollaro sull’economia russa, viene riportato: “Ad ottobre, durante il forum "La Russia Chiama" Vladimir Putin ha detto che il Paese intende passare attivamente alle valute nazionali nella regolamentazione delle reciproche transazioni con la Cina e gli altri partner. La Russia sta riducendo i propri investimenti in buoni del Tesoro USA e nei titoli delle banche americane e loro depositi già dalla primavera di quest'anno. Solo nel mese di marzo, dai conti della Fed sono stati portati via oltre 100 miliardi di dollari”.

La situazione schierata nello scacchiere economico sembra chiara e delineata, e gli Stati Uniti non nascondono la loro guerra alla Russia. Nel mese di settembre Josh Ernest, portavoce della Casa Bianca, ha dichiarato circa la svalutazione del rublo: “Il nostro obiettivo iniziale era quello di isolare la Russia e costringerla a pagare un prezzo economico”.

Nessun commento:

Posta un commento