venerdì 17 ottobre 2014

Ritorna la volatilità sui mercati (?)

Negli ultimi tre giorni si è verificato un forte incremento della volatilità sui mercati finanziari. Mercoledì e giovedì abbiamo assistito a un tonfo di tutte le borse europee, trainate al ribasso dai rinnovati timori legati alla situazione greca. E non è andata meglio oltre oceano.

Le motivazioni sono molteplici e vanno contestualizzate in un quadro macroeconomico tutt’altro che positivo. In Europa, nonostante tutte le stime (e le relative rettifiche al ribasso), l’economia stenta a ripartire: la crescita non si vede se non con il binocolo. Ci troviamo in una stagnazione molto preoccupante, con un tasso di inflazione allo 0,3% annuo, ben al di sotto di quel 2% che garantirebbe quella stabilità dei prezzi propedeutica a una crescita armoniosa e sostenibile nell’area dell’euro. Negli Stati Uniti, aumentano i timori per un andamento dell’economia più debole del previsto, come emerso nelle ultime minute pubblicate dalla FED a da alcuni recenti dati inferiori alle aspettative. Questo potrebbe indurre il FOMC (l’organo decisionale dalla FED) a posticipare la fine del programma di acquisto di titoli (ridotto a 15 miliardi lo scorso mese) che il mercato stima possibile già nella prossima riunione del 28-29 ottobre. Peraltro, oggi, l’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan (stima preliminare relativa al mese di ottobre) ha segnato un inatteso, ma incoraggiante, aumento raggiungendo i livelli più elevati dal lontano 2007. Infine, anche l’economia cinese mostra dei segnali non incoraggianti: a settembre il tasso di inflazione è stato pari all’1,6% annuo (minimo da 18 mesi), diminuendo dal 2% del mese precedente e restando ben al di sotto degli obiettivi del governo di Pechino (pari al 3,5%). Per questo motivo la People Bank ok China sta studiando nuove misure di stimolo monetario, con un occhio al settore immobiliare alle prese con una possibile bolla.

In questo quadro tutt’altro che roseo si sono insinuate due ulteriori problematiche: i timori legati alla situazione greca e il forte calo del prezzo del petrolio (per un’analisi più completa si veda http://ecofinanziario.com/2014/10/gli-impatti-crollo-petrolio/). A far tornare la Grecia alla ribalta delle cronache finanziarie è stata la diffusione di un report dell’agenzia Fitch sullo stato di salute delle banche greche, che ne evidenzia i problemi strutturali e la necessità di nuove e considerevoli ricapitalizzazioni. Secondo l'agenzia di rating i risultati del comprehensive assessment, che la BCE renderà pubblico il 26 ottobre, potrebbe evidenziare significative carenze di capitale, visto che la quota dei crediti deteriorati arriva a quasi la metà degli impieghi dei due principali istituti di credito del paese, la Banca Nazionale di Grecia e Alfa Bank. Inoltre, ai timori sulla situazione greca hanno contribuito anche le preoccupazioni e l’incertezza politica legata al piano del governo greco per uscire dal controllo della Troika, che potrebbe portare ad elezioni anticipate e all’abbandono delle misure di austerità e a problemi di finanziamento sui mercati.

Il verificarsi di tali eventi si è riflesso nei mercati finanziari, aumentandone la volatilità su tutti i comparti. Oggi le borse hanno rimbalzato e gli spread dei periferici vs i bund si sono ridotti. Ma il problema quindi qual è? Il punto è che questa elevata volatilità dei prezzi (riflessa anche nell’aumento dell’indice VIX) e di una crescente incertezza sui mercato rappresentano  un ulteriore fattore di stress che rischia di accompagnarci nei prossimi giorni e forse nelle prossime settimane; sperando che la pubblicazione dei risultati del comprehensive assessment della BCE  contribuisca a restaurare una maggiore fiducia sui mercati e non diventi un altro fattore di tensione.

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