venerdì 1 maggio 2015

Twitter: il cinguettio che non si doveva sentire

Gli ultimi dati di bilancio di Twitter raccontano tante cose, cominciando dai 3 tweet che li hanno anticipati, in una storia di cyber-spionaggio ottima da romanzare. Non avevano fretta di annunciarli dal board della società americana e invece, in un certo senso, sono stati proprio loro ad anticiparli pubblicando i 3 sentenziosi cinguettii di Selerity, un sito di "intelligence finanziaria" americano.

Si è saputo quindi con qualche ora di anticipo e, soprattuto, a mercati aperti, che le aspettative di crescita del social network americano erano state disattese. Utile in crescita a 7 centesimi per azione ma fatturato e utenti attivi in calo a causa della "debole risposta" degli utenti ai nuovi prodotti, come lo stesso CEO Costello ha poi spiegato commentando i dati mentre il titolo crollava in borsa, rimangiandosi buona parte del 31% di crescita che aveva realizzato. Resta da vedere se la SEC deciderà di avviare un inchiesta per quanto accaduto.

Comunque andrà, l'affaticamento di Twitter nella diversificazione del prodotto e nella raccolta pubblicitaria restano oggettive, con il social network che controlla oggi solo lo 0,87% della (grande) torta della pubblicità online, ampiamente sotto il benchmark imposto dal concorrente più diretto, Facebook, che raggiunge già oltre l'8%.

Non sarà facile per Twitter ritagliarsi uno spazio importante nel mercato pubblicitario online, almeno non senza un secondo "reboot" che segua quello voluto da Costello e già realizzato nel corso di quest'anno con risultati, appunto, non esaltanti.

Il panorama pubblicitario dell'online è scarsamente dinamico, con i top player a farla da padrone nella raccolta e con posizioni consolidate e definite. Google fa il primo della classe grazie al network di AdWords che comprende non solo il motore di ricerca e i prodotti satellite della casa di Mountain View (quali ad esempio Gmail e YouTube, per citare i più importanti) ma anche una rete di siti partner sui quali pubblica i suoi annunci, senza dimenticare tutto il segmento mobile dove con Android e le app brandizzate (come Google Maps) il colosso californiano si assicura un'altra importantissima fetta del mercato (soprattutto in prospettiva, vista la costante crescita della fruizione mobile dei contenuti digitali).

E Twitter in uno scenario così, dove si potrebbe inserire? Il social network cinguettante dovrebbe consolidare l'unico mercato nel quale è davvero leader, quello della social TV, facendo leva sul suo strumento più potente: l'hashtag. Abbinato oggi a un numero sempre crescente di programmi televisivi, l'associazione tra il social network e gli show è sempre più forte, rendendolo leader assoluto del social chatting televisivo e padrone di un ponte che diventerà sempre più importante: quello tra contenitore e contenuto.

Forse, il "reboot" dovrebbe partire da qui: dal telecomando.

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