lunedì 25 maggio 2015

L’importanza dell’istruzione


La scorsa settimana l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, di cui fanno parte la maggior parte dei paesi dell’Unione Europea (21 su 28, tra cui l’Italia), ha pubblicato i dati sulla disuguaglianza economica.
In particolare, nel rapporto “In It Together: Why Less Inequality Benefits All” è stato analizzato il divario economico tra i paesi e tra i cittadini all’interno di questi.
Il risultato è stato decisamente sconfortante.
Nei paesi appartenenti all’OCSE il livello di disuguaglianza ha raggiunto i valori più alti dell’ultimo trentennio.
Il 10% più ricco della popolazione guadagna circa 10 volte di più del 10% più povero.
Un ruolo determinante è stato sicuramente svolto dalla crisi economica, che ha indebolito il ceto medio basso, flagellato dalla disoccupazione e dal lavoro precario.
Infatti il deterioramento del dato è legato ad un peggioramento delle condizioni dei poveri e non ad un vero e proprio aumento della ricchezza dei più facoltosi.
Mentre nei paesi sviluppati il divario cresce nei paesi emergenti questo ha cominciato recentemente a contrarsi, nonostante questo rimanga minore nei primi.
Come è stato sottolineato dalla stessa organizzazione, vi è un importante correlazione tra istruzione disuguaglianza e crescita economica. Infatti dove è presente una forte diseguaglianza risulta più difficile l’accesso alla scuola ed università e questa condizione priva il paese considerato di avere un buon numero di lavoratori qualificati, che notoriamente riescono a garantirsi stipendi maggiori.
Inoltre, la qualità dell’istruzione svolge un ruolo fondamentale nella crescita economica di un paese.
Studi empirici hanno dimostrato che vi è un rapporto causale tra un miglior rendimento scolastico e crescita economica del paese. Un esempio possono essere sicuramente i paesi dell’Asia Orientale (ad esempio la Corea del Sud), nei quali vi è stato un forte sostegno al potenziamento del sistema del sistema scolastico ed universitario ed una crescita economica media superiore del 2,5 % di quella globale.
In Italia, dove la spesa per le pensioni è circa quattro volte quella scolastica (che negli ultimi anni ha conosciuto continui tagli), questi risultati lasciano un po’ di amarezza.

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