Il dollaro si rafforza ulteriormente sulle nuove tensioni
che avvicinano un possibile default della Grecia. Questo mette sotto pressione
il già indebolito euro e lo yen, che ha toccato il minimo degli ultimi 7 anni. L’azionariato
europeo è in una fase di flesso e lieve discesa dopo che i mercati cinesi hanno
invece registrato valori ai massimi negli ultimi anni.
L’indice americano dei futures indica che Wall Street stia
rientrando dopo un decremento di 7 punti base nei giorni precedenti al weekend.
L’indice europeo FTSE Eurofirst 300 ha invertito una prima fase positiva
andando in negativo di circa 0,3% a causa probabilmente dei movimenti politici
in UK.
La situazione in Spagna è simile, se non peggiore. La borsa
di Madrid è in negativo di un altro 0,4% data una maggiore forza del partito
anti.austerity nelle elezioni locali che pesa sulle banche spagnole e sui bond
governativi, i quali vedono il proprio benchmark dei rendimenti crescere di 9
punti base al livello di 1,88%.
Ora arriviamo alle note davvero dolenti. In Grecia, gli
interessi sui prestiti a 10 anni schizzano di 59 punti base arrivando alla
quota di 11,97%, a causa delle rinnovate paure che Atene non raggiungerà
l’accordo con i propri creditori scagliando il paese nella condizione di non
poter rimborsare i propri debiti.
I mercati azionari dell’eurozona hanno fatto un tentativo di
supportare i guadagni spinti dall’indebolimento dell’euro, che genererebbe
migliori condizioni per sboccare l’export europeo, ma il movimento è tornato
presto negativo. La moneta unica è nuovamente indebolita e scambiata a $1,0897.
I bond governativi americani non hanno mostrato particolari
movimenti a seguito dei dati pubblicati sull’inflazione americana risultata
ancor più in crescita di quanto era atteso, al contrario di quanto previsto
dagli investitori che vedono avvicinarsi un possibile intervento della Federal
Reserve e dunque l’inizio della risalita dei tassi di interesse.
Da notare invece, l’interessante utilizzo dei bond dai parte
degli investitori che pur osservando nuvole all’orizzonte di questa asset
class, mantengono l’appetito considerandoli una valida alternativa per smorzare
i gradi di incertezza delle economie.
Il dollaro si è rafforzato dello 0,9% nei confronti dello
Yen, scambiato a Y122,67, segnando il punto più debole della moneta nipponica
dall’estate del 2007. Questi livelli sono spiegati dall’interpretazione dei
trader delle attuali manovre di Fed e Bank of Japan, con cui quest’ultima
mantiene il gigantesco programma di quantitative easing.
Il più leggero yen aiuta la piazza di Tokyo, storicamente
sensibile alle esportazioni, a generare margini positivi portando l’indice
Nikkei 225 ai livelli più altri da aprile del 2000.
In questo inizio di estate più che mai sentiremo parlare di
“bubbly” markets!
Nessun commento:
Posta un commento