martedì 13 gennaio 2015

Quando il petrolio toccherà terra?

Il petrolio è prossimo ad un minimo di 6 anni dopo aver ricevuto un altro colpo dalle dichiarazioni dei produttori OPEC che hanno rimarcato come la strategia di mantenere gli attuali livelli di produzione si protrarrà a lungo, allontanando ulteriormente un rally positivo dei prezzi del greggio.

Il Brent Crude Oil, considerato benchmark internazionale, è crollato di oltre il 60% da metà giugno arrivando al livello visto ad inizio 2009.

Le ultime informazioni che fanno tremare gli investitori arrivano dalla conferenza di Abu Dhabi dove Suhail bim Mohammed al-Mazroui, ministro delle risorse energetiche degli Emirati Arabi Uniti, ha rafforzato la decisione presa dall’OPEC a Vienna nello scorso novembre.

Ma fino a quando durerà tale livello dei prezzi? Storicamente le previsioni a medio e lungo termine del petrolio non hanno avuto grande conferma, sia che provengano dai produttori sia che derivino da analisi svolte da investitori esperti del settore. Quel che sembra certo è che sarà fondamentale valutare gli eventi nel corso del primo semestre 2015 quando, una volta raccolti maggiori dati a disposizione sulla produzione Shale Oil americana, si potranno delineare nuove manovre da parte dei paesi del medio oriente.

Intanto sono presenti due linee di pensiero contrapposte. La prima vede l’andamento dei prezzi stabile sui prezzi attuali per lungo tempo, supportata da un cambiamento nei fondamentali del mercato come la sovra-produzione e una domanda stagnante. Questa visione viene sposata anche da Goldman Sachs e lunedì 12 gennaio ha rivisto le previsioni 2015 del prezzo Brent Oil da $83 a $50 al barile. Dal lato opposto si schiera un altro gruppo di esperti tra i quali spicca il nome di Andrew J. Hall, guru delle commodities e in particolare del petrolio. La previsione sottolinea come il crollo del petrolio non sia strutturale e che le dinamiche di mercato non riescano a generare effetti di tale dimensione e così rapidamente. Al contrario, gli andamenti dei future sul petrolio sarebbero guidati da azioni speculative volte ad aumentale la tensione geo-politica nei confronti di paesi come America e Russia. A questo si aggiunge l’effetto “panico” dei mercati che amplificherebbe la caduta dei prezzi.

La previsione a medio termine sembra quantomeno complessa e rappresenta una forte scommessa per i mercati. Il piano terra di questa caduta libera dei prezzi sembra essere intorno a quota $40 al barile, e numerosi hedge fund hanno incrementato enormemente le scommesse su posizioni di acquisto nei propri portafogli. Occhi puntati dunque ai prossimi appuntamenti internazionali su temi energetici e massima attenzione a variazioni positive degli andamenti che potrebbero innescare un nuovo rally dei prezzi.

Nessun commento:

Posta un commento