lunedì 8 settembre 2014

USA, UE ed il progetto TTIP

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Di fronte alla frenata dell'economia mondiale (il FMI ha recentemente rivisto al ribasso le sue stime di crescita globale dal 3,7% al 3,4%) Unione Europea e Stati Uniti stanno negoziando un accordo di libero scambio: il TTIP, acronimo di Transatlantic Trade and Investment Partnership.

Questo accordo, i cui negoziati sono partiti lo scorso anno, non prevede soltanto una eliminazione dei dazi doganali e quindi all'apertura dei mercati per i servizi, investimenti ed appalti pubblici tra i paesi membri dell'Unione e gli USA, ma anche una procedura di armonizzazione delle regolamentazioni che rappresentano forse la questione più spinosa dell'accordo.

Infatti il liberalismo economico americano si scontrerebbe inesorabilmente con i regolamenti e le direttive europee che tuttora definiscono le regole del mercato comunitario.

Secondo una ricerca svolta dal Centre for Economic Policy Research l'attuazione TTIP porterebbe all'economia europea uno slancio del 0.5% del Pil con un beneficio annuo di circa 545 euro per famiglia media europea.

Questo accordo sembra essere una via d'uscita dalla crisi che ha portato l'economia comunitaria alla stagnazione che caratterizza i suoi paesi membri.

Ovviamente non tutte le ricerche vanno nella stessa direzione, vi è anche dello scetticismo legato agli effetti positivi di questi accordi.

Infatti l'OFSE, centro di ricerche austriaco, sostiene che l'abolizione dei dazi doganali farebbe perdere alla UE incassi per 2.6 miliardi di euro, cifra non trascurabile, e non avrebbe effetti particolarmente positivi sulla disoccupazione (“Vogliamo parlare del Ttip?” di Tino Oldani, formiche.net).

Inoltre, come scrive Novy nel suo articolo “A che punto è il mercato comune Europa-Usa?” (lavoce.info), il settore agricolo, che come previsto dal Patto Agricolo Comunitario riceve notevoli sovvenzioni, subirebbe dei forti contraccolpi mettendo in difficoltà soprattutto i paesi dell'Europa Mediterranea. Riguardo ciò i governi europei non hanno ancora indicato che tipo di azioni hanno intenzione di intraprendere per evitare o ridurre eventuali complicazioni causate dall'accordo nonostante ormai si sia arrivati al V round di negoziazione.

Un altro problema riguarda la campagna di informazione, svolta esclusivamente dalla Commissione ed effettivamente insufficiente se si considera l'importanza di questo progetto.

Bisogna inoltre considerare che gli Stati Uniti stanno portando avanti i negoziati per il Trans Pacific Partnership, che vede coinvolti, oltre agli USA, Canada, Malesia, Giappone, Perù, Australia, Nuova Zelanda, Singapore, Brunei, Vietnam, Cile e Messico.

Queste operazioni sembrano essere un tentativo da parte degli Stati Uniti per contenere l'asse Russia-Cina e mantenere un ruolo centrale nelle dinamiche economico-commerciali mondiali.

Con la creazione di queste aree di scambio ed i loro regolamenti viene lecito chiedersi: che fine farà il WTO?

Ai posteri l'ardua sentenza.

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