mercoledì 17 settembre 2014

SMART BETA ETF: IL MARKETING NEL MERCATO DEI CAPITALI

Sono di recente introduzione nel vocabolario e nel mondo finanziario, ed è allo stesso tempo difficile trovare un investitore che apprezzi questi strumenti, gli Smart beta. Pur non essendoci una definizione accreditata per questi prodotti finanziari, si potrebbe definirli come strumenti dal potere del marketing di gran lunga superiore alle loro performance di profitto.

Uno Smart beta è tecnicamente un ETF che può prendere in considerazione qualsiasi cosa tranne il peso della capitalizzazione di mercato dello strumento sottostante. Come intuizione, l'indice S&P 500 è basato sulle variazioni di ogni singola sua componete pesata per la dimensione (capitalizzazione) di ogni società inclusa. Questo non accade per gli ETF Smart beta. Questi ultimi, dunque, si fondano sulla logica che si possa sovraperformare un indice pesato per capitalizzazione di mercato selezionando e pesando i titoli per le più varie metriche come dividendi, volatilità o fatturato. Più semplicemente, è possibile pesare i titoli coinvolti equamente, dando cioè maggiore "importanza" e credito alle società più piccole. Intuitivamente, Smart beta riempiono il divario esistente tra gestione attiva e passiva del proprio portafoglio titoli.

La cosa particolare di questo recente trend è che non c'è nulla di nuovo nel sistema tecnico con cui questi prodotti sono realizzati. Secondo una ricerca condotta da Morningstar, gli Smart beta ETF sono attualmente a +30% di margine da inizio 2014. Sempre più frequentemente, al termine delle conferenze su vari temi dei mercati di capitali, si sente nominare questi strumenti. Un classico caso di Smart beta ETF che ha mostrato un andamento altalenante rispetto al più ampio indice di mercato è il "PowerShare Low Volatility ETF (SPLV), il quale traccia i titoli azionari con la minore volatilità all'interno del' S&P 500. Nel 2011, ad esempio, questo ETF ha sovraperformato il mercato, ma in molti altri casi, come nel 2013, è sembrato di gran lunga meno "Smart" di come il termine possa suggerire.

Gli Smart beta sono dunque tecnicamente degli strumenti finanziari con meccanismi controversi, quantomeno nei rendimenti, come molte altre soluzioni già sulle piazze da più tempo. Investitori sui mercati di capitale hanno invano fatto tentativi di sostituire il label di grande appeal "Smart" con altri termini come "avanzati", "alternativi" o "strategici", senza però aver riscosso particolare successo fino ad oggi. La terminologia "Smart" può quindi creare confusione nella definizione di questo recente gruppo di strumenti finanziari, a maggior ragione conoscendo i loro reali andamenti altalenanti, ma l'aspetto dominante è l'essere attrattivi e appeal nelle scelte degli investitori meno professionali e sempre alla ricerca di nuovi trend, mode e soluzioni finanziarie dove i manager possano seguire passivamente il proprio strumento, prendendo vantaggio di una percepita inefficienza del mercato.
Il cuore del mancato feeling con gli esperti investitori risiete esattamente nel termine stesso, "Smart". È facile intuire il potere del marketing dietro a questa terminologia, che pur senza indicare una tecnica precisa di costruzione, attraggono per essere degli ETF (e quindi strumenti di gestione "passiva") con meccanismi e andamenti che si distanziano dai più utilizzati indici di mercato, e le performance non permettono di definire in modo chiaro una strategia come la più profittevole. Tali soluzioni risultano essere meno costose e impegnative per gli investitori rispetto a valutare e analizzare l'efficienza di una strategia attiva.

 

Il trend degli Smart beta ha già preso il suo corso e non sembra possa dare accenni di arresto. Non rimane quindi che investire le nostre energie nell’ educare gli investitori su cosa sia interamente incluso sotto l’ombrello dei prodotti Smart beta.

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