giovedì 25 settembre 2014

La Scozia rimane parte del Regno Unito: i perchè della vittoria del no

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Il popolo si è espresso: il sogno di Alex Salmond si infrange contro il risultato delle urne.
La Scozia rifiuta l'indipendenza dal Regno Unito con il 55% dei voti (i si hanno raggiunto il 45%).
Una vittoria risicata per i non secessionisti, infatti lo scarto di soli 10 punti percentuali ha sortito effetti sul governo britannico che ha già espresso tramite il Primo Ministro David Cameron l'intenzione di concedere una maggiore autonomia alla regione inglese.
Non sono bastati la campagna politica del Primo Ministro Scozzese Salmond ed il commento autorevole del premio Nobel Joseph Stiglitz, che considera la scissione sostenibile grazie ad il mantenimento della sterlina e alle entrate derivanti dal petrolio (si pensi che il 96% della estrazione petrolifera britannica avviene in acque scozzesi).
Una domanda sorge spontanea: perchè i cittadini della Scozia, che possiede un Pil pro capite superiore al resto del Regno Unito, hanno deciso di non staccarsi da Londra?
Prima di tutto va considerato che il petrolio per quanto redditizio non è eterno e per una economia fondata proprio sulla estrazione petrolifera non avrebbe potuto garantire un sistema autosufficiente in caso termine della materia prima.
Inoltre, dati alla mano, la popolazione scozzese sta invecchiando più velocemente di quella del resto del paese e una ipotetica conferma nel tempo di questo trend creerebbe grossi problemi di sostenibilità del welfare nel lungo periodo.
Una motivazione al no è stato sicuramente il timore di fughe di capitali dettate dall'instabilità dei titoli scozzesi. Per quanto il processo di scissione avrebbe comportato un lungo periodo di negoziazione, specialmente in riferimento alle quote di debito pubblico, i mercati sono sempre avversi alle situazioni che generano incertezza.
Proprio per cercare di tamponare un effetto troppo forte sui mercati la Royal Bank of Scotland, il gruppo assicurativo Lloyds, Tesco Bank, TSB Bank e la Clydesdale Bank (tutte quotate alla Borsa di Londra) avevano prontamente annunciato che, nel caso di vittoria dei si, avrebbero spostato le loro sedi nella City.
A tutte queste ragioni si va ad aggiungere il problema legato alla scelta della moneta in quanto dopo il secco no del Regno Unito ad una possibile unione monetaria è stata presa in considerazione l'adozione dell'euro anche se a quel punto la Scozia avrebbe dovuto intraprendere dal principio tutto l'iter burocratico e regolamentare previsto nel processo di annessione all'Unione Europea.
Così, dopo aver allarmato buona parte del mondo occidentale, si è spento l'ardore indipendentista scozzese.

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