Tra le notizie che
stanno ricevendo più attenzione mediatica in questi giorni spicca quella
relativa alla quotazione in Borsa di Poste Italiane che rappresenta una delle
più grandi pivatizzazioni italiane degli ultimi anni.
L’OPA (offerta pubblica di acquisto) di Poste Italiane,
iniziata il 12 ottobre, porterà sul mercato circa il 38% circa del
capitale attualmente detenuto dal Ministero dell’Economia e consentirà le negoziazioni
del nuovo titolo Poste Italiane a partire da martedì 27 ottobre.
Una parte consistente del gruppo Poste, valutato tra i 7,8 e
i 9,8 miliardi di euro, passerà così dal controllo dello Stato italiano agli
investitori di Piazza Affari. Secondo quanto diffuso dal Ministero del Tesoro,
l’operazione costituisce un cardine fondamentale del programma di
privatizzazioni del Governo volto da una parte a rafforzare la società e
rendere più efficienti i servizi resi ai cittadini, dall’altra a cercare di reperire
risorse per ridurre il debito pubblico, anche se in realtà i 4 miliardi scarsi
che verranno raccolti tramite questa IPO sono veramente un’inezia se
confrontati agli oltre 2000 miliardi di debito pubblico italiano.
Ma vediamo insieme i dettagli dell’offerta.
Verranno collocate un massimo di 453 milioni di azioni
ordinarie suddivise tra investitori istituzionali in Italia e all’estero (circa
il 70%), e la clientela pubblica e i dipendenti del gruppo (circa il 30% del
totale).
La valorizzazione del capitale sociale cadrà in un range tra
i 7,84 e i 9,8 miliardi di euro con un prezzo che potrà variare tra un minimo
di 6 euro ad azione e un massimo di 7,5 euro.
Agli assegnatari delle azioni che manterranno l’impiego per
un anno spetterà una bonus share, ossia l’assegnazione di un’azione gratuita
ogni 20 azioni assegnate nell’ambito dell’offerta di questi giorni. Anche la
politica dei dividendi sarà particolarmente favorevole, con la distribuzione
dell’80% degli utili netti consolidati al periodo di pertinenza sia per il 2015
che per il 2016.
Poste Italiane, campione nazionale con più di 150 anni di
storia alle spalle, con una delle più forti reti di distribuzione a livello
nazionale e con un business molto diversificato che ormai si è spinto ben oltre
rispetto ai tradizionali servizi postali, sembra a prima vista un buon affare,
ma restano comunque alcuni aspetti critici che potrebbero minarne il successo a
Piazza Affari. In primis i rischi connessi alla revisione dell’impianto
regolamentare del Servizio di Posta Universale che potrebbe avere ripercussioni
negative sui risultati operativi e commerciali di Poste Italiane.
Ciao signora e signore.
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