mercoledì 5 novembre 2014

Occhi puntati sulla BCE di Mario Draghi

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I mercati vorrebbero davvero che draghi tirasse fuori il coniglio dal cappello, come si chiede ironicamente il Wall Street Journal (http://blogs.wsj.com/moneybeat/2014/11/05/planning-on-a-rabbithat-trick-mr-draghi/), nella riunione del Consiglio del prossimo 6 novembre.

Ma difficilmente sarà annunciata a sorpresa qualche ulteriore mossa; gli occhi e le orecchie di tutti saranno concentrati più sui toni e sulle sfumature del discorso del presidente Draghi durante la conferenza stampa.

Ci troviamo in una situazione particolare in cui, volenti o nolenti, tutte le attese sono sulle mosse/non mosse dell’istituto con sede a Francoforte.

Da un parte, mercoledì scorso la FED, come ampiamente atteso dagli operatori finanziari, ha annunciato la fine del suo programma (il terzo) di acquisto di attività finanziarie (QE3), sottolineando i progressi registrati nel mercato del lavoro statunitense e l’andamento soddisfacente dell’economia. Dall’altra parte la Bank of Japan ha, inaspettatamente, rafforzato il proprio programma di quantitative e qualitative monetary easing, annunciando, lo scorso venerdì’, l’aumento dell’ammontare dei titoli che saranno acquistati su base annuale (80 trilioni di Yen) e l’allungamento della scadenza medi del portafoglio titoli titoli di stato da acquistare (7-10).

Gli operatori e gli analisti sono, quindi, tutti rivolti verso possibili azioni o commenti da parte della BCE. Le attese per qualche mossa a sorprese sono, a dire il vero, basse. Ma la sorpresa è proprio ciò che piace ai mercati (e molto meno alle banche centrali).

Difficilmente ci saranno sensibili novità in merito all’orientamento della politica dell’Unione monetaria per due ragioni.

La prima è di tipo politico. Il presidente Draghi, infatti, potrebbe incontrare più di una resistenza, all’interno del Consiglio direttivo, per un eventuale programma di acquisto di titoli di stato su larga scala. Senza dimenticare il solito Weidmann che non perde occasioni per manifestare il suo dissenso nei confronti delle politiche non standard dell’Eurosistema (si vedano le recenti critiche ai due nuovi programmi di acquisto a titolo definitivo http://online.wsj.com/articles/bundesbanks-weidmann-criticizes-ecbs-stimulus-measures-1412693836; http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-10-07/weidmann-nuove-critiche-draghi-bce-non-sia-ostacolo-politica-183721.shtml?uuid=ABKZCw0B).

La seconda è di tipo tecnico. E’ difficile immaginare che la BCE muova nuove passi senza aspettare prima che le misure già annunciate e in corso di realizzazione comincino a manifestare gli effetti desiderati; rimanendo, inoltre, in condizioni macroeconomiche sostanzialmente invariate rispetto alla riunione precedente. Bisognerà, quindi, attendere almeno il risultato della prossima asta TLTROs e verificare l’andamento e l’efficacia dei due programmi di acquisti in corso: nell’ambito del CBPP3 sono già stati acquistati titoli per 4,8 miliardi di euro mentre gli acquisti nell’ambito del ABSPP cominceranno solo nella seconda metà di novembre.

Gli analisti si concentreranno quindi sulle minime differenze nei toni che userà il Presidente Draghi, cercando di estorcergli qualche maggiore dettaglio sui due programmi di acquisti in corso e, magari, qualche riferimento a possibili ulteriori programmi. Sicuramente Draghi darà qualche ulteriore indicazione sulla partenza del programma ABS, anche alla luce della nomina degli asset managers incaricati di condurre gli acquisti sul mercato per conto della BCE, una sostanziale novità per la banca centrale guidata da Mario Draghi (http://www.ecb.europa.eu/press/pr/date/2014/html/pr141030_1.en.html).

Ma la vera domanda da porsi è un’ altra. Un programma di allentamento quantitativo basato su massicci acquisti di titoli di stato dei paese dell’euro servirebbe davvero a far ripartire l’intera economia, agevolando i flussi creditizia all’economia reale e supportando i consumi e gli investimenti? Oppure servirebbe solo a deprezzare il tasso di cambio incentivando le esportazioni dall’area dell’euro verso altri paesi (USA in primis) che sono già sul un percorso di ripresa economica?

1 commento:

  1. Passata, quasi senza eccessivi impatti sui mercati finanziari (ad eccezione per i due casi italiani), la pubblicazione dei risultati del Comprehensive assessment , la BCE (questa volta nella sua anima di politica monetaria) è nuovamente alla prese con le aspettative e le reazioni dei mercati. Riuscirà Draghi a assicurare che il percorso intrapreso con le misure annunciate lo scorso giugno e settembre basti, per ora, a garantire quella “stabilità dei prezzi” la cui definizione è ampiamente lontana dall’attuale persistente valore di bassa inflazione nell’area dell’euro?

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